L’Iran ha eseguito la sua prima condanna a morte per le proteste che stanno scuotendo il Paese contro il regime di Teheran.

Mohsen Shekari, 23 anni, è stato impiccato ieri mattina, giovedì 8 dicembre, dopo che un tribunale rivoluzionario lo ha giudicato colpevole di “moharebeh” (inimicizia contro Dio).

Il giovane è stato accusato di essere un “rivoltoso” per avere bloccato una strada principale a Teheran a settembre e ferito un membro di una forza paramilitare con un machete. Un attivista ha affermato che il 23enne è stato condannato dopo un processo farsa e senza alcuna garanzia di giustizia.

Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore del gruppo norvegese “Iran Human Rights“, ha dichiarato che la comunità internazionale deve reagire rapidamente e con forza a questa esecuzione. Ha, inoltre, detto che, se Teheran non dovesse subire gravi ripercussioni, il governo avvierà l’esecuzione di massa dei manifestanti.

Nel dettaglio, Mohsen Shekari è stato accusato di avere bloccato Sattar Khan Street a Teheran il 25 settembre scorso e di avere usato un machete per attaccare un membro della Basij Resistance Force, una forza paramilitare volontaria spesso schierata per reprimere le proteste.

Il 1° novembre il tribunale ha ritenuto Shekari colpevole di avere combattuto ed estratto un’arma “con l’intenzione di uccidere, provocare terrore e turbare l’ordine e la sicurezza della società” e lo ha condannato per “inimicizia contro Dio”. Il giovane ha presentato ricorso contro il verdetto ma è stato confermato dalla corte suprema il 20 novembre.

Le reazioni

Giorgia Meloni, in una nota, ha affermato: “Il governo italiano è indignato di fronte alla condanna a morte di Moshen Shekari, giovane che si era unito alle manifestazioni per la libertà in Iran. Questa inaccettabile repressione da parte delle autorità iraniane non può lasciare indifferente la comunità internazionale, e non potrà fermare la richiesta di vita e libertà che viene dalle donne e dai giovani iraniani”

Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly si è detto “indignato”: “Il mondo non può chiudere un occhio di fronte all’aberrante violenza commessa dal regime iraniano contro il suo stesso popolo”.

Anche la Germania ha condannato l’esecuzione durante le proteste in Iran: “Il disprezzo del regime iraniano per l’umanità non conosce limiti”, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock. “Ma la minaccia di esecuzione non soffocherà la volontà di libertà delle persone”.

Amnesty International ha affermato che le autorità iraniane hanno chiesto la pena di morte per almeno 21 persone in quelli che ha definito “processi fittizi progettati per intimidire coloro che partecipano alla rivolta popolare che ha scosso l’Iran”. “Le autorità iraniane devono annullare immediatamente tutte le condanne a morte, astenersi dal chiedere l’imposizione della pena di morte e far cadere tutte le accuse contro gli arrestati in relazione alla loro partecipazione pacifica alle proteste”, ha concluso l’associazione.

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