In corso, al Senato, il dibattito sulla doppia mozione di sfiducia ad Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia. Sì, perché sono due le mozioni presentate: l’una da Emma Bonino (+Europa) e l’altra dalla Lega.

Il discorso più atteso è stato quello di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, e vero ago della bilancia con i suoi 17 senatori. Ieri, infatti, sia il MoVimento 5 Stelle che il Partito Democratico hanno rimarcato che, se IV avesse votato per la sfiducia a Bonafede, il Governo Conte sarebbe entrato in crisi.

Ebbene, il senatore toscano ha annunciato che IV non sosterrà nessuna delle due mozioni: «Credo che, se noi votassimo oggi secondo il metodo che il signor Ministro della Giustizia ha utilizzato nella sua esperienza parlamentare nei confronti dei membri dei nostri governi, lei oggi dovrebbe andare a casa. Ma noi non siamo come voi», ha detto l’ex premier che ha aggiunto: «Angelino Alfano, Federica Guidi, Maria Elena Boschi, Maurizio Lupi, Luca Lotti, Claudio De Vincenti. La vendetta sarebbe servita su un piatto d’argento ma abbiamo un compito: non si fa politica applicando la legge del taglione e noi rifiutiamo la sua cultura del sospetto». E ancora: «A noi non interessa un sottosegretario ma che si sblocchino i cantieri. […]. Portiamo idee non cerchiamo visibilità».

Renzi ha spiegato che IV non voterà le mozioni di sfiducia «per motivi politici: in primis per quanto detto dal presidente del Consiglio dei ministri, il quale ha detto con chiarezza che se vi fosse stato un voto contrario all’operato del ministro da parte della maggioranza egli ne avrebbe tratto le conseguenze, quando parla il premier si rispetta istituzionalmente e si ascolta politicamente».

«Chi crede nella ragion di Stato rispetta le parole premier pur condividendo i contenuti della mozione Bonino – ha aggiunto Renzi – Dal premier sono arrivati segnali importanti: abbiamo molto apprezzato le decisioni sull’Irap, la battaglia per la legalità a fianco della Bellanova, abbiamo apprezzato l’accelerazione sulla riapertura ma c’è ancora molto da fare».

Renzi, però, rivolgendosi a Bonafede, ha detto: «Non si fa politica pensando alla legge del taglione: certe sue espressioni sul giustizialismo ci hanno fatto male. Disse ‘se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta’. No, bisogna rifiutare la cultura del sospetto, definita da Falcone l’anticamera del komeinismo» aggiungendo: «Faccia il ministro della giustizia e non dei giustizialisti e vedrà che ci avrà al suo fianco».

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