Domani, mercoledì 20 maggio, si voterà in Senato la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Tutto ruoterà su quanto deciderà di fare Italia Viva, il partito di Matteo Renzi.
Le mozioni di sfiducia, nel dettaglio, sono due: una è stata presentata dalla Lega, l’altra da Più Europa e Azione di Carlo Calenda, sottoscritta da più di 30 senatori di Forza Italia. Ago della bilancia, come scritto, sarà IV con i suoi 17 senatori.
A proposito di questo, ad Agorà, su Raitre, la ministra per le politiche agricole, Teresa Bellanova, esponente di IV, ha affermato: «Noi ascolteremo Bonafede, è evidente a tutti che abbiamo opinioni diverse, che il giustizialismo non è la nostra cultura politica. In queste ore ci stiamo confrontando, domani ascolteremo il ministro e valuteremo sulla base degli impegni che assumerà in quella sede perché mi pare evidente e necessario che occorre produrre dei cambiamenti».
A SkyTg24, invece, il capo politico del MoVimento 5 Stelle, Vito Crimi, ha detto: «Se qualcuno della maggioranza ritiene di votare la mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, è come se votasse una sfiducia al governo. […] Sono convinto che non ci saranno sorprese».
Sulla stessa scia anche Graziano Delrio, capogruppo del Partito Democratico alla Camera, secondo cui, se passa la mozione di sfiducia aBonafede, «si apre una vera crisi senza dubbio, non c’è dubbio. Non è che si può sfiduciare il ministro della Giustizia e pensare poi che la cosa si concluda con una pacca sulle spalle. Io però sono abbastanza sereno, la cosa si supererà».
Benedetto Della Vedova, segretario di Più Europa, invece, ha lanciato un appello a Matteo Renzi: «Da liberali e garantisti, chiediamo che Bonafede se ne vada. E ci rivolgiamo innanzitutto ai liberali e ai garantisti della maggioranza e in particolare a Italia Viva. Dopodiché, visto che il Pd ha ormai rinunciato, se Renzi e Italia Viva vogliono tenersi un ministro e una politica della giustizia manettara, anti garantista, che tratta i carcerati come reietti e non come persone che devono scontare una pena in vista di una riabilitazione sociale, contenti loro. Ma non c’è nulla di liberale e di garantista».
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