Le Criptovalute dal 2009 fanno strada.
Sono ormai più di 2000 le criptovalute a disposizione di coloro che desiderano fare transazioni governate dal sistema blockchain, ma lo scettro di oro digitale resta ancora appannaggio della capostipite Bitcoin ( il 3 gennaio 2019 ha passato il traguardo dei 10 anni. Il blocco 0 di Bitcoin venne minato, infatti, il 3 gennaio 2009. Pochi mesi prima, nell’ottobre 2018, era avvenuta la pubblicazione del Whitepaper di Bitcoin firmato da Satoshi Nakamoto).

Se si vuole conoscere alcune tra le più conosciute delle 2000, possiamo citare Bitcoin Cash, Ripple, Ethereum, Dash, Nem, Litecoin, IOTA, Binance che possono essere oggetto di trading su piattaforme online con l’apertura di un account sulle migliori piattaforme digitali di scambio. Eppure lo scettro di “oro digitale” resta alla capostipite, nonostante sia stata data per morta più volte e vittima di bolle catastrofiche dal giorno della sua comparsa nell’universo della finanza. Come l’8 gennaio 2017 quando toccò il minimo storico per il tasso di dominanza al 32%. Nelle ultime ore, il tasso di dominanza di Bitcoin ha raggiunto il 55% che significa il massimo da settembre 2018.

In una recente intervista su CNBC Tom Lee, socio amministratore di Fundstrat Global Advisors ha sostenuto che il “crypto winter” è finito ed entro il 2020 sono probabili nuovi massimi storici supportando questa previsione con indicatori tecnici. Inutile nascondere che l’universo delle criptovalute, Bitcoin in testa, è stato oggetto di attenzione da parte della rete di vari tipi di trafficanti che si considerano al sicuro da tracciamenti grazie alla teorica riservatezza di BTC. In realtà, proprio di recente è stato sventato, ad esempio, un traffico illecito dal Canada organizzato da una gang di trafficanti di droga che sono stati condannati ad oltre 30 anni di reclusione. A dimostrazione del fatto che l’anonimato garantito da BTC non è assoluto rispetto ai passaggi di un traffico illecito. Lo sarà, invece, nella transazione lecita che viene gestita da investitori e risparmiatori, come può avvenire facendo trading su piattaforme online deputate agli investimenti online con contratti detti CFD (Contract for Difference).

Criptovalute alla prova delle regole
In questi dieci anni, dall’esordio delle criptovalute nel mondo delle transazioni finanziarie, le istituzioni che governano e regolamentano lo scambio di valute ai vari livelli hanno avuto tutto il tempo per analizzare il fenomeno e prendere decisioni in merito agli obblighi dell’investitore che decide di investire in criptovalute. Ogni investitore è, infatti, anche un contribuente e deve fare riferimento al quadro normativo e alla disciplina fiscale del suo paese anche nel caso di investimento in criptovalute.

Il trattamento fiscale applicabile alle operazioni relative alle monete virtuali ha oggi un punto di riferimento in quanto affermato dalla Corte di Giustizia Europea nella sentenza del 22 ottobre 2015 (causa C-264/14) che stabilisce che le cripto non sono riconoscibili come valute a corso legale, che devono essere considerate come semplici mezzi di pagamento e che le attività di intermediazione di valute virtuali sarà rilevante agli effetti delle imposizioni del regime fiscale vigente. In Italia il quadro normativo è ancora carente, ma si allinea di principio con la Corte Europea quando afferma che la valuta virtuale sarà utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi. E in estrema sintesi il rapporto con il regime fiscale sembra orientato a imporre l’imposta sui redditi ai redditi da transazioni in criptovaluta, lasciandoli esenti sul piano IVA.

Tra acquisto al dettaglio e investimenti.
Le informazioni che ancora molto di rado vengono fornite dai mezzi di comunicazione più classici e generici come la stampa non specializzata e i canali televisivi, in particolare i notiziari con qualche servizio speciale, possono incentivare la curiosità di chiunque intorno a questo oggetto ancora misterioso che sono le criptovalute. Sorgono alcune domande:

Oltre a queste domande di base e spontanee, oppure dopo aver ottenuto risposta a queste domande, qualcuno può anche chiedersi se ci sono altre modalità per entrare in contatto con le criptovalute. La curiosità è legittima perché in effetti c’è differenza tra

  1. comprare Bitcoin o altre monete virtuali “al dettaglio” e
  2. fare transazioni usando la moneta virtuale come oggetto di investimento.

Nel primo caso si tratta di scegliere un luogo online, un sito web specifico deputato all’acquisto di criptovalute peer to peer cioè alla compravendita diretta tra persone, proprio come può avvenire su uno dei popolari siti di e-commerce che già frequentiamo. Negli USA, ad esempio, esiste un servizio di nome Paxful che consente di comprare Bitcoin anche con le gift card di Amazon, con le iTunes Gift Card, con Paypal.

Nel secondo caso si userà uno strumento finanziario specifico chiamato CFD (Contract for Difference) che non consente di possedere la moneta digitale, ma fa intraprendere operazioni finanziarie sul prezzo della moneta virtuale, ad esempio Bitcoin, e sottintende speculazione, cioè la valutazione del rischio nella decisione di agire sul suo prezzo in salita o in discesa. Questo significa fare trading su piattaforme online e richiede competenza ed esperienza acquisita non solo nella pratica, ma anche seguendo corsi di formazione e adeguati tutorial.