Appare un po’ affetto da schizofrenia il nostro ordinamento giuridico in caso di collari elettrici. Gli invadenti arnesi, infatti, per la legge italiana possono essere venduti ma non possono essere utilizzati!

La questione è tutt’altro che semplice. A sottolinearlo è la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, commentando una recente sentenza della Corte di Cassazione.

L’Alta Corte ha infatti confermato una condanna per violazione dell’art. 727 del Codice Penale emessa dal Tribunale di Trento nei confronti del proprietario di un cane da caccia. Ciononostante i collari elettrici continuano ad essere venduti. Un atto importante ma, sottolinea la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, tali strumenti coercitivi devono ancora essere banditi dal commercio. I collari elettrici, infatti, “vengono chiaramente acquistati non come soprammobili ma come strumento che infligge inutili dolori con scosse elettriche che colpiscono il cane fisicamente”, commenta Piera Rosati, presidente della LNDC.

L’Associazione, inoltre, afferma come sia giunta l’ora di spiegare ai cacciatori, principali fruitori di questo metodo di addestramento, che da decenni esistono metodi di maggiore efficacia nel rispetto del benessere dell’animale, metodi dolci, che agiscono sulla sfera della relazione.

L’obbedienza – ha affermato la presidente della Lega Difesa del Cane – si costruisce attraverso un lavoro lungo e costante, di educazione rispettosa, fatta di rinforzi positivi, senza scorciatoie violente che non portano neppure all’apprendimento del comando. Considerare il collare elettrico strumento educativo per estinguere un comportamento non desiderato del cane, è come credere nella stregoneria”.

Il collare elettrico – continua Rosati –non è l’unico strumento per condizionare con una punizione umana il cane. E’ tempo che il legislatore metta al bando anche il collare a strozzo, che tiene perennemente in coercizione il cane. Il cane smette di provare dolore solo se obbedisce! Non è educazione. Eppure il collare a strozzo è ancora consigliato da alcune scuole di educazione cinofila e considerato il toccasana per “far vedere al cane chi comanda”, peraltro in una zona altamente sensibile per il cane, sia sotto il profilo della comunicazione sociale, ignorata da chi crede di “educare”, sia sotto il profilo fisiologico. Lo stesso vale per il cane a catena, catena che le leggi regionali ancora prevedono come tollerabile. Come nel collare a strozzo, la catena impone al cane di ridurre il proprio spazio d’azione smettendo di provare dolore solo se sta fermo. E’ davvero tempo che l’etologia diventi, come già avvenuto negli scorsi anni, la linea guida di civiltà per tutelare il benessere animale”.

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