Come al solito, su Telegram, puntuale, arriva la minaccia di Dmitri Medvedev, ex presidente della Federazione russa e attuale vicepresidente del consiglio di sicurezza del Cremlino: “Dopo l’attacco terroristico di oggi, non ci sono altre opzioni se non l’eliminazione fisica di Zelensky. Non è nemmeno necessario firmare l’atto di resa incondizionata. Anche Hitler, come sai, non l’ha firmato”.

Dal canto suo, il presidente ucraino, intervenuto in conferenza stampa a Helsinki, in Finlandia, ha ribadito che Kiev non è responsabile dei droni finiti sul Cremlino: “Non attacchiamo né Putin né Mosca. Combattiamo nel nostro territorio e difendendo la nostra gente e le nostre città”.

Invece, David Arakhamia, uno dei consiglieri del presidente ucraino, su Telegram, ha ipotizzato: “Esistono molte versioni sui droni sul Cremlino. Esprimerò un parere personale basato su una serie di analisi di addetti ai lavori. L’attacco al Cremlino è stato effettuato su ordine collettivo di oligarchi russi che sono stati sanzionati dal regime di Putin. Questo è il primo gioco collettivo del ‘club offeso’. Spero non l’ultimo”.

Infine, Sergei Nikiforov, portavoce del presiedente ucraino, alla BBC ha detto: “Non abbiamo informazioni sui presunti attentati contro il Cremlino, ma come ha ripetutamente affermato il presidente Zelensky, l’Ucraina sta usando tutte le sue forze e i mezzi a disposizione per liberare i propri territori e non per attaccare altri. Quello che è successo a Mosca è, ovviamente, un tentativo di escalation della situazione in vista del 9 maggio”, cioè quando in Russia si celebra il Giorno della vittoria in ricordo del trionfo sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale.

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