La cerimonia di insediamento di Katharina Zeller come nuova sindaca di Merano, in provincia di Bolzano, si è trasformata in un caso nazionale.
Durante il passaggio di consegne con il predecessore Dario Dal Medico, Zeller, esponente del partito autonomista altoatesino Südtiroler Volkspartei (SVP), ha rifiutato di indossare la fascia tricolore, simbolo istituzionale dei sindaci italiani. Il gesto è immortalato in un video diffuso da TV33.
Nel filmato, si vede Zeller, 39 anni, avvocata di madrelingua tedesca, accettare con riluttanza la fascia da Dal Medico, per poi toglierla rapidamente, dicendo: “Sei sicuro che proprio devo? Mettiamola via, dai”. Il predecessore, visibilmente contrariato, insiste: “Devi metterla”. La tensione si acuisce quando, durante la consegna della chiave simbolica della città, Zeller invita Dal Medico a posare insieme per le foto, ma lui replica: “Tu metti quella [la fascia] e io tengo questa [la chiave]”. La sindaca, ridendo, chiude lo scambio con un “Su dai, allora non la tieni”.
Le radici di un gesto controverso
Katharina Zeller, figlia d’arte – sua madre è la senatrice SVP Julia Unterberger, suo padre l’ex senatore Karl Zeller – è una figura di spicco nel panorama politico altoatesino. Eletta con il 57,4% dei voti al ballottaggio contro il 42,6% di Dal Medico, ha riportato l’SVP al governo di Merano dopo 15 anni. Sostenuta anche dal Partito Democratico e dalla candidata di centrosinistra Ulrike Ceresara, Zeller si è presentata come una leader capace di unire le comunità italiana e tedesca, promuovendo dialogo interetnico e sostenibilità. Tuttavia, il suo gesto ha messo in discussione questa narrazione.
In Alto Adige, regione a statuto speciale con una forte identità culturale tedesca e ladina, il medaglione con lo stemma cittadino è considerato il simbolo ufficiale dei sindaci, secondo una consuetudine radicata e supportata dalla legge provinciale (articolo 7, legge 12/L del 1984, aggiornata nel 1998). Zeller, che già indossava il medaglione durante la cerimonia, ha percepito l’insistenza di Dal Medico come una provocazione. “In Alto Adige, il distintivo ufficiale previsto per i sindaci è il medaglione con lo stemma della città. L’insistenza dell’avvocato Dal Medico nel volermi far indossare anche la fascia, in modo forzato e fuori dalle pratiche locali, è stata percepita da me come un gesto provocatorio e un chiaro segnale di sgarbo istituzionale”, ha dichiarato la sindaca in un comunicato.
Reazioni politiche: indignazione e solidarietà
Il gesto di Zeller ha scatenato un’ondata di critiche, soprattutto da parte del centrodestra. Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia, ha definito l’atto “molto grave”, sostenendo che “il rifiuto della fascia tricolore significa la sconfessione di quel mandato di rappresentanza che lei stessa ha ricevuto. L’appartenenza al gruppo linguistico e i retaggi culturali non sminuiscono l’enormità di quanto accaduto: una prova di analfabetismo istituzionale”.
Dello stesso avviso Elena Donazzan, europarlamentare di Fratelli d’Italia: “Il tricolore non si rifiuta. La fascia non è un semplice accessorio: è il simbolo della nostra Repubblica, dell’unità nazionale, del rispetto per tutti i cittadini italiani. Rifiutarla, anche solo simbolicamente, significa voltare le spalle ai valori sanciti dalla Costituzione”. Donazzan ha sottolineato l’importanza del rispetto istituzionale in Alto Adige, dove la convivenza tra comunità linguistiche è un equilibrio delicato, chiedendo un intervento chiaro delle autorità.
Christian Bianchi, assessore provinciale di Forza Italia, ha parlato di un “grave atto nei confronti di tutti gli italiani di Merano”, esprimendo solidarietà a Dal Medico e ipotizzando una scarsa attenzione futura della sindaca verso la comunità di lingua italiana. Anche Marco Galateo, vicepresidente della Provincia di Bolzano per Fratelli d’Italia, ha condannato il gesto, definendolo “una chiara manifestazione di disprezzo verso le istituzioni della Repubblica Italiana”.
Dall’altra parte, Zeller ha ricevuto il sostegno di figure legate al mondo autonomista. Il comandante provinciale degli Schützen, Christoph Schmid, ha espresso solidarietà, sostenendo che il problema risiede nelle modalità con cui Dal Medico ha insistito per l’uso della fascia, più che in un rifiuto del simbolo in sé. “La normativa provinciale prevede che il medaglione sia l’emblema ufficiale dei sindaci in Alto Adige”, ha ricordato Schmid, appellandosi ai sindaci affinché continuino a utilizzare il simbolo tradizionale. Hannes Widmann, consigliere comunale della Süd-Tiroler Freiheit, ha definito l’insistenza di Dal Medico una “voluta provocazione”, aggiungendo: “Non ci deve essere nessuna costrizione al tricolore. Chi vuole indossare la fascia verde-bianco-rossa lo faccia, chi non vuole non deve essere obbligato”.
Il contesto storico e culturale
La vicenda si inserisce in un contesto complesso, quello dell’Alto Adige, una regione segnata da una storia di tensioni tra la comunità di lingua italiana e quella di lingua tedesca. Dopo la Prima Guerra Mondiale, il Tirolo meridionale fu annesso al Regno d’Italia, dando il via a un processo di italianizzazione forzata durante il fascismo, seguito da decenni di conflitti, inclusi attentati negli anni ’60. Oggi, l’Alto Adige gode di un’ampia autonomia, ma il rapporto tra identità locale e appartenenza nazionale rimane un tema sensibile. Merano, con il 51,37% di abitanti di madrelingua italiana, è un microcosmo di questa complessità.






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