“Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”. Così Vittorio Sgarbi, a margine di un evento a Milano, ‘La ripartenza’, organizzato dal giornalista e conduttore Nicola Porro.

Sgarbi, 68 anni, ha aggiunto: “Mi dimetto e lo faccio per voi. Adesso sono solo Sgarbi, non sono più sottosegretario” al Ministero della Cultura.

L’ex assessore della Regione Siciliana ed ex sindaco di Salemi, ha spiegato: “L’Antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”.

Sgarbi ha parlato anche di “colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo. La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto, che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l’attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente”.

E ancora: “Io ho fatto occasionalmente, le occasioni possono anche essere quotidiane, conferenze come questa. Questa conferenza, secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge. Quindi, per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero dal mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari e io riparto e da ora in avanti potro’ andare in tv e fare conferenze”.

La nota del M5S

“Ce l’abbiamo fatta. Le dimissioni di Sgarbi con effetto immediato fanno tirare un sospiro di sollievo a tutto il Paese. È il risultato concreto di tutti gli sforzi che il MoVimento 5 Stelle ha messo in campo in questi mesi rispetto ad una delle questioni morali più eclatanti tra quelle che attanagliano il governo. La nostra tenacia è stata premiata nonostante il tentativo di insabbiare il caso e di metterlo a tacere, ma davanti alla nostra determinazione non è bastato”.

Così, in una nota,  gli esponenti del Movimento 5 Stelle in commissione cultura alla Camera e al Senato. “Evidentemente – hanno aggiunto – Giorgia Meloni e il suo governo non potevano reggere alla mozione presentata dal Movimento 5 Stelle e alla pressione mediatica anche internazionale che il suo caso ha suscitato. È un risultato che portiamo a casa in difesa del prestigio delle istituzioni e per l’immagine dell’Italia all’estero”.