La nave Mare Jonio di Mediterranea saving humans ha completato il salvataggio di circa cento persone su un gommone alla deriva al largo della Libia. Tra i soccorsi 26 donne di cui almeno 8 incinte, 22 bambini di meno di 10 anni e almeno altri 6 minori.

“Abbiamo individuato il loro gommone, sovraffollato – informa la ong – alla deriva e con un tubolare già sgonfio con il nostro radar, e per fortuna siamo arrivati in tempo per portare soccorso”, che è stato completato alle 8.35 di questa mattina.

“Le persone – sottolinea Mediterranea – sono tutte al sicuro a bordo con noi, ci sono casi di ipotermia e alcune di loro hanno segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia. Fuggono tutte dall’inferno. Restiamo ora in attesa di istruzioni dal centro di coordinamento marittimo italiano, cui ci siamo riferiti mentre ancora il salvataggio era in corso, in quanto nostro Mrcc (Centro di coordinamento marittimo, ndr) di bandiera”.

Salgono così a due le navi con migranti a bordo salvati nel Mediterraneo che incrociano verso l’Italia. L’altra è la nave Eleonore con 101 persone a bordo  che però è già stata diffidata dall’entrare in acque italiane,. Dopo il ministro dell’Interno Matteo Salvini, infatti, anche il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha firmato il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque italiane per la nave battente bandiera tedesca.

E la notte precedente era stata teatro di un’altra strage nel Mediterraneo. Un barcone è naufragato al largo di al Khums, ad est di Tripoli: 5 i cadaveri recuperati (anche un bimbo ed una donna); 65 persone sono state salvate dalla guardia costiera libica e da pescatori; mancano all’appello circa 20 persone che si trovavano a bordo; 40 secondo altre testimonianze dei sopravvissuti.

E’ stato il servizio telefonico Alarm Phone a ricevere alle 3.30 della scorsa notte la chiamata da una barca in difficoltà partita 3 ore prima da al Khums con circa 100 persone a bordo. “Abbiamo tentato di ottenere la posizione GPS – spiega Alarm Phone – ma i naufraghi erano nel panico e non sono riusciti a comunicarla. Urlavano e piangevano, dicendo che alcuni di loro erano già morti. La barca era molto vicina alla Libia e non abbiamo potuto fare altro che informare le autorità in Libia e in Italia”.

La Guardia costiera libica si è mossa in soccorso e lo stesso hanno fatto barche di pescatori che si trovavano nelle vicinanze: 65 migranti sono stati salvati, recuperati cinque corpi, almeno 20 i dispersi secondo il portavoce della Marina libica, l’ammiraglio Ayoub Qasim, che ha citato testimonianze dei sopravvissuti. Unhcr e Oim Libia temono invece che i dispersi siano 40. La maggior parte dei migranti è di nazionalità sudanese.

La portavoce dell’Unhcr Carlotta Sami definisce “inaccettabile” il naufragio e ricorda che dall’inizio dell’anno si stimano circa 900 vittime nel Mediterraneo: “queste morti non possono essere considerate fatalità o danni collaterali. Deve essere ripristinato al più presto il sistema di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo. Massimo supporto a ong impegnate a riempire il vuoto umanitario”.

 

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