A Napoli c’è stata una brutale aggressione di gruppo, non lontano dalla stazione centrale, in pieno giorno. La vittima è una donna di origini colombiane, residente da tempo nel capoluogo campano. La vicenda è al centro di un’indagine della polizia, sotto la guida del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, mentre il procuratore aggiunto Raffaello Falcone coordina gli sforzi per far emergere la verità. Ne dà notizia Il Mattino.
Il racconto
La vittima dell’aggressione ha riferito con precisione di aver sentito le voci degli aggressori, che parlavano arabo. Erano in quattro o forse di più, e sembra abbiano agito all’interno di un furgone simile a un camper o nei suoi pressi. Quindi, si è trattato dell’ennesimo caso di stupro di gruppo, e la vittima è stata completamente incapace di opporre resistenza alle azioni brutali degli aggressori.
Indagini in corso
La polizia ha avviato un’indagine immediata per portare alla luce tutti i dettagli di questo tragico evento. Il procuratore Raffaele Tufano sta guidando il fascicolo e ha attivato la procedura di codice rosso, che richiede una rapida acquisizione delle informazioni fornite dalla parte offesa e un’indagine rigorosa.
Nel tentativo di raccogliere prove cruciali, gli investigatori hanno acquisito alcuni indumenti della vittima presso l’ospedale dove le sono stati refertati i segni di violenza. Sono in corso approfondite analisi alla ricerca di tracce biologiche e le autorità sperano di trovare immagini utili registrate dalle telecamere di sorveglianza nella zona.
Deriva preoccupante
La versione presentata dalla donna colombiana suggerisce un agghiacciante atto di gruppo, con la vittima immobilizzata alle spalle e la mano sulla bocca per impedirle di chiedere aiuto. L’incidente è avvenuto lo scorso agosto e sembra coinvolgere individui non italiani, ma probabilmente membri di comunità viventi ai margini della società napoletana, nella zona multietnica e a rischio di piazza Garibaldi.
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