Sale ancora il numero delle vittime del naufragio del barcone dei migranti a Cutro, in provincia di Crotone. È stato ritrovato, infatti, il corpo di una bambina.

Di conseguenza, il bilancio dei morti è ora di 67, di cui 15 minori. Le ricerche procedono senza sosta, di giorno e di notte, da domenica scorsa.

“Quel giorno c’era mare forza 4 o 5, non 6 o 7”

Vittorio Aloi, comandante della Capitaneria di porto di Crotone, parlando con i giornalisti, ha affermato che “quel giorno c’era mare forza quattro, non sei o sette. Le nostre motovedette avrebbero potuto navigare anche con mare forza otto”.

In pratica, secondo Aloi, sarebbe stato possibile inviare mezzi di soccorso al barcone che si trovava a 40 miglia dalla costa crotonese, anche con quelle condizioni del mare. Perché, allora, non è successo? “Bisogna riferirsi ai piani, operativi, agli accordi ministeriali che ci sono…”, ha risposto l’ufficiale che ha anche ricordato che la prima segnalazione di allarme per la barca di migranti è giunta alla Guardia costiera alle 4,30 del mattino di domenica scorsa, a naufragio già avvenuto.

Aloi ha anche detto che “stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all’autorità giudiziaria”.

Il comandante ha poi specificato: “Crediamo di avere operato anche in questo caso secondo le nostre regole d’ingaggio. Ci dispiace soltanto leggere sui giornali che non abbiamo fatto il soccorso. Comprendiamo che ne puoi salvare 100mila ma poi è quell’unico ragazzino o bambino o famiglia che non riesci a salvare che fa sembrare inutile il tuo lavoro. Non si tratta di burocrazia e di qualunque esperienza si può fare tesoro. Vedremo alla fine delle indagini che non sono solo penali ma anche interne e amministrative. Sono provato umanamente ma professionalmente sono a posto”.

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