Davide Paitoni ha ucciso il figlio di 7 anni Daniele, a Morazzone, in provincia di Varese, “con la scusa di una merendina”. L’ha fatto “sedere sulla sedia, e ho sferrato un colpo secco”, come ha confessato lui stesso.

Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, l’uomo ha proposto “al figlio che sta per sgozzare di fare una sorpresa al nonno“, un disegno e ha detto all’anziano con problemi di udito di “aspettarlo nella sua camera dove sta guardando la tv”.

Poi “gli ha infilato un pezzo di stoffa in bocca per evitare che urlasse – prosegue il documento – il che induce a pensare alla consapevolezza del piccolo che qualcosa di tremendo stava per accadergli”.

Dopo aver ucciso il figlio Daniele ed averlo chiuso nell’armadio, Paitone ha lasciato la sua abitazione, senza che il padre se ne accorgesse. “Lo so che fa schifo uccidere il proprio figlio – gli ha detto in un vocale inviato al genitore che, a causa di problemi di udito, non ha ascoltato sino all’arrivo dei carabinieri – non aprire il mio armadio papà”. Poi Paitoni ha inviato un messaggio alla moglie, dicendole che stava andando a riportarle il bambino, affermando di “aver passato con Daniele una bellissima giornata”.

Una volta da lei a Gazzada Schianna, l’ha attirata all’esterno dell’abitazione di famiglia e l’ha aggredita al volto, all’addome e alla schiena, insultandola e incolpandola dell’accaduto e urlandole che il figlio era nascosto in auto ad osservare la scena.

Lo stesso ha fatto nella lettera lasciata sul cadavere di Dani, dove ha parlato di “un gesto compiuto per far soffrire la donna che ho amato veramente” e, secondo quanto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, “per ritorsione nei confronti dei familiari” di lei”.

Più volte Paitoni avrebbe detto al figlio Daniele “tua nonna è una m…a”. Secondo il GIP di Varese Giuseppe Battarino, “la minaccia non attuata di suicidio appare un mezzo per depistare le ricerche”.

Infine, sempre secondo il GIP, l’omicidio non era prevedibile: “È bene partire da un dato che può apparire paradossale rispetto l’esito mortale di padre e figlio insieme nella casa di Morazzone, è la madre che porta il figlio dal padre, alle 13 del 1 gennaio”, un gesto, “del tutto incompatibile con qualsiasi allarme che un precedente atteggiamento del padre avrebbe potuto destare nella donna”.

Articoli correlati