La Corte d’Appello di Roma emette la sentenza definitiva nel processo bis per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte: ergastolo per Marco Bianchi, 28 anni per Gabriele.
Oggi, 14 marzo 2025, la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha scritto un capitolo decisivo nella tragica vicenda dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane 21enne di origini capoverdiane brutalmente ucciso a Colleferro nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020.
Marco Bianchi è stato condannato all’ergastolo, mentre il fratello Gabriele ha ricevuto una pena di 28 anni di carcere, con il riconoscimento delle attenuanti generiche. La sentenza, arrivata al termine del processo d’appello bis disposto dalla Cassazione, rappresenta un momento cruciale in un caso che ha scosso l’opinione pubblica italiana, sollevando dibattiti su giustizia, violenza e responsabilità.
Era una notte d’estate quando Willy, un ragazzo semplice e altruista che sognava di diventare chef, intervenne per difendere un amico durante una lite fuori dal pub “Due di Picche” a Colleferro, in provincia di Roma. Quello che sembrava un gesto di solidarietà si trasformò in una tragedia: un pestaggio feroce, durato appena 50 secondi, che gli costò la vita. I responsabili, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio volontario in concorso. Ma il percorso giudiziario è stato lungo e tormentato, culminando oggi con questa decisione.
La notte che ha cambiato tutto
La vicenda risale al settembre 2020, quando Willy Monteiro Duarte, residente a Paliano, si trovava in piazza Oberdan a Colleferro. Una lite banale tra coetanei si trasformò in un’aggressione brutale con l’arrivo dei fratelli Bianchi, noti nella zona per la loro fama di “picchiatori” e per la loro esperienza nelle arti marziali miste (MMA). Secondo la ricostruzione dei giudici, fu Gabriele Bianchi a dare il via al massacro con un violento calcio al petto della vittima, seguito da Marco che colpì Willy con una furia inarrestabile. A loro si unirono Belleggia e Pincarelli, trasformando l’attacco in un’azione collettiva letale.
L’autopsia rivelò la brutalità dell’aggressione: Willy subì lesioni devastanti, con fratture multiple e un’emorragia cardiaca che non gli lasciò scampo. “Almeno due colpi potenzialmente mortali”, sottolineò il sostituto procuratore generale in Cassazione, Marco Dall’Olio, descrivendo i “40-50 secondi di follia” che segnarono la fine del giovane. La Corte d’Appello ha confermato che tutti gli imputati erano consapevoli del rischio mortale delle loro azioni, agendo con dolo eventuale, una forma di intenzionalità che non implica premeditazione ma accetta l’eventualità della morte.
Un iter giudiziario complesso
Il processo per l’omicidio di Willy è stato un viaggio tortuoso attraverso i gradi di giudizio. In primo grado, nel luglio 2022, la Corte d’Assise di Frosinone condannò i fratelli Bianchi all’ergastolo, mentre Belleggia ricevette 23 anni e Pincarelli 21. Una sentenza accolta con applausi e lacrime dai familiari di Willy, ma che non chiuse la vicenda. Nel luglio 2023, la Corte d’Assise d’Appello di Roma ridusse la pena per i Bianchi a 24 anni, riconoscendo le attenuanti generiche e suscitando polemiche. Lucia Duarte, madre di Willy, commentò allora: “Più o meno me l’aspettavo, nessuna sentenza mi ridarà mio figlio”.
La svolta arrivò nell’aprile 2024, quando la Cassazione dispose un appello bis, limitato alla valutazione delle attenuanti, confermando però la responsabilità penale degli imputati. La procura generale di Roma, guidata dal pg, chiese nuovamente l’ergastolo per entrambi i fratelli nella requisitoria del 17 gennaio 2025, definendo la morte di Willy “un evento indecente” e sottolineando il “ruolo preponderante” dei Bianchi nel pestaggio. Oggi, i giudici hanno accolto in parte questa richiesta: ergastolo per Marco, ritenuto il principale artefice dell’aggressione, e 28 anni per Gabriele, cui sono state concesse le attenuanti.
Le voci dei protagonisti: pentimento o difesa?
Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio, i fratelli Bianchi hanno rilasciato dichiarazioni spontanee, cercando di umanizzare la loro immagine dopo anni di demonizzazione mediatica. “Non siamo dei mostri, siamo addolorati per quanto accaduto e chiediamo scusa alla famiglia di Willy”, hanno affermato. Gabriele, collegato in aula, ha insistito: “In questi anni sono stato descritto come una persona che non sono. Non vivevo di delitti, avevo una frutteria, mi svegliavo alle tre del mattino per lavorare. Non ho mai colpito Willy quella notte”. Marco, invece, ha ammesso una parziale responsabilità: “Sono responsabile per il calcio al fianco dato a Willy, ma non quando era a terra. Mi dispiace per mio fratello, che è stato coinvolto pur non avendolo toccato”.
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