Sulle strade dell’Abruzzo un orso marsicano è stato investito e ucciso da un veicolo. Un evento che si aggiunge a una lunga e preoccupante serie di decessi e che, secondo le associazioni ambientaliste, rischia di compromettere definitivamente gli sforzi di conservazione di una sottospecie ridotta ormai a poche decine di individui.

La sera del 20 dicembre, lungo la strada statale 690 Sora–Avezzano, in provincia dell’Aquila, un orso maschio subadulto di età compresa tra i 4 e i 6 anni è stato investito mentre attraversava la carreggiata. L’episodio richiama alla memoria la sorte di Juan Carrito, l’orso diventato famoso per le sue incursioni nei centri abitati abruzzesi e morto nel 2023 dopo essere stato investito sulla SS17.

Un nuovo episodio che si somma a una lunga lista

Secondo quanto riferito dalle associazioni ambientaliste, quello avvenuto sulla SS 690 è il quarto caso di orso rinvenuto morto nel 2025. Un numero che desta forte preoccupazione se rapportato alla consistenza complessiva della popolazione di Orso marsicano, una sottospecie unica al mondo confinata nell’Appennino centrale.

“Un episodio grave, che aggiunto agli altri tre orsi rinvenuti morti nel 2025, rischia di compromettere gli sforzi di conservazione per una sottospecie unica, ridotta a poche decine di individui nell’Appennino centrale”, ha dichiarato il WWF Italia.

La morte di un esemplare giovane, in particolare, rappresenta una perdita significativa per una popolazione che fatica a rinnovarsi e a espandere il proprio areale.

L’appello del WWF: “Non è accettabile”

L’ennesimo investimento ha spinto il WWF a rilanciare un appello alle istituzioni e agli enti gestori delle infrastrutture. Secondo l’associazione, la situazione ha ormai assunto i contorni di una vera emergenza.

“Non è accettabile che gli orsi continuino a morire sulle strade. È urgente agire per fermare quella che rischia di diventare una escalation”, ha dichiarato Luciano Di Tizio, presidente del WWF Italia.

“L’Orso è una specie che necessita di areali ampi e corridoi sicuri. Purtroppo, in questi anni abbiamo perso diversi orsi per episodi di bracconaggio e per investimenti stradali. Probabilmente si fa troppo poco per affrontare queste minacce. Per mitigare il rischio di investimenti occorre lavorare su più fronti, insieme agli enti gestori delle strade, alle Regioni, al Ministero e alle aree protette”.

Orso bruno marsicano morto.

Orso bruno marsicano morto sulla statale.

Velocità e infrastrutture: i nodi critici

Secondo il WWF, uno dei problemi principali resta il mancato rispetto dei limiti di velocità sulle strade che attraversano aree naturali frequentate dalla fauna selvatica.

“Far rispettare i limiti di velocità sulle strade che attraversano aree naturali utilizzate dalla fauna resta un aspetto prioritario, da un lato aumentando i controlli e le sanzioni per i trasgressori, dall’altro con campagne di comunicazione e sensibilizzazione verso gli automobilisti”.

Nel caso specifico, l’investimento è avvenuto su una superstrada, una tipologia di infrastruttura progettata per essere percorsa a velocità sostenute. Proprio per questo, secondo l’associazione ambientalista, sono necessarie misure strutturali aggiuntive.

Recinzioni e passaggi sicuri per la fauna

Il WWF sottolinea che in contesti come quello della SS 690 “occorrono recinzioni nei tratti più pericolosi ed è necessario garantire passaggi sicuri per la fauna, ad esempio rendendo agibili sottopassi e canali idraulici”.

Ridurre il rischio di investimenti non può basarsi su un’unica soluzione. Al contrario, serve un approccio complessivo e coordinato che coinvolga diversi livelli istituzionali e competenze scientifiche.

“Ridurre il rischio di investimenti richiede un approccio onnicomprensivo, per definire strategie efficaci sul medio-lungo termine anche grazie al coinvolgimento di esperti di road ecology”.

Numeri che raccontano un’emergenza

I dati raccolti negli ultimi anni confermano la gravità della situazione. Tra il 2003 e il 2024 sono stati rinvenuti morti 52 orsi marsicani, con una media di 2,4 esemplari all’anno.

Per quanto riguarda i casi in cui è stato possibile accertare le cause di morte, il 50% degli orsi è deceduto a causa di episodi di bracconaggio, come l’uso di armi da fuoco o avvelenamenti. Un ulteriore 30% è morto per cause comunque legate all’attività umana, tra cui incidenti stradali o ferroviari e annegamenti.

Una sottospecie unica e fragile

L’orso marsicano rappresenta una delle eccellenze faunistiche dell’Italia centrale ma anche una delle specie più vulnerabili. La sua sopravvivenza dipende da un delicato equilibrio tra tutela ambientale, gestione del territorio e sicurezza delle infrastrutture.

Ogni perdita ha un peso enorme su una popolazione già ridotta e frammentata, che fatica a espandersi oltre i confini delle aree protette.

“Sono numeri inaccettabili. Ogni Orso che perdiamo è un pezzo di futuro che rischiamo di cancellare per questa sottospecie unica al mondo”, conclude il WWF.

Lo sapevi che…

  • L’orso marsicano vive quasi esclusivamente nell’Appennino centrale.
  • La popolazione stimata è di poche decine di individui.
  • Gli investimenti stradali sono una delle principali cause di mortalità legate all’uomo.

FAQ

Dove è avvenuto l’ultimo investimento?
Sulla SS 690 Sora–Avezzano, in provincia dell’Aquila.

Che tipo di orso è stato investito?
Un maschio subadulto di età compresa tra i 4 e i 6 anni.

Quanti orsi sono morti nel 2025?
Quattro esemplari, secondo i dati diffusi dal WWF.

Quali sono le principali cause di morte?
Bracconaggio e incidenti legati all’attività umana.

Cosa chiede il WWF?
Interventi urgenti su velocità, infrastrutture e sicurezza dei corridoi faunistici.