Un sequestro che giunge a poche ore di distanza dalla chiusura, in Marocco, dell’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione dei tunnidi ) chiamata altresì a decidere le misure di conservazione del Pesce spada. Lunghi negoziati per arrivare, infine, alla previsione di quote di prelievo del Pesce spada per evitare l’irreversibile depauperamento delle popolazioni mediterranee. Provvedimenti criticati dagli ambientaliasti perchè giudicati insufficienti.

La Guardia Costiera di Reggio Calabria, nella giornata di ieri, ha provveduto al sequestro di alcuni spadini, ossia piccoli di Pesce spada la cui cattura è vietata dalla normativa vigente. I militari hanno altresì sequestrato alcuni palangari, ovvero attrezzi da pesca con i quali  vengono usualmente pescati i Pesci spada. In pratica una lenza armata con centinaia di ami facente capo, nel caso dell’intervento di Reggio Calabria, a cinque diversi attrezzi pari ad una lunghezza totale di ben sette chilometri. Secondo quanto diffuso dalla Capitaneria di Porto reggina, il palangaro sarebbe stato utilizzato da pescatori non professionisti.

Nota positiva, invece, per la presenza di un Pesce spada ancora in vita, subito liberato in mare.

Nei giorni scorsi numerosi comunicati di ONG impegnate nella difesa del mare, avevano sottolineato la grave situazione nella quale riverserebbe il Pesce spada nel Mar Mediterraneo ed il sospetto di commerci non tracciati che avverrebbero attraverso il passaggio del pescato tra più paesi.

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