Nel 2026, per molti pensionati italiani, cambierà qualcosa di importante. Secondo quanto stabilito nella nuova legge di Bilancio, l’importo della pensione minima subirà un aumento significativo, che potrebbe superare i 360 euro l’anno per alcune categorie.
Un intervento che mira a tutelare le fasce più deboli, soprattutto gli anziani con redditi bassi, colpiti in modo più diretto dall’aumento del costo della vita. Ma a chi spettano davvero questi aumenti? Quali sono i requisiti da rispettare? E in cosa consiste l’incremento al milione?
Le risposte sono contenute in un approfondimento pubblicato da Brocardi.it che spiega nel dettaglio tutte le novità in arrivo a partire dal 1° gennaio 2026.
Le nuove soglie per la pensione minima
La prima novità riguarda l’adeguamento ordinario, che porterà l’importo della pensione minima a 611,85 euro mensili, rispetto ai 603,40 euro attuali. L’aumento deriva dal meccanismo della rivalutazione annuale, calcolata in base agli indici ISTAT sull’inflazione, fissata per il 2026 all’1,4%. Sembra poco, ma su base annua significa quasi 109 euro in più per ogni pensionato. Questo primo scatto riguarda tutti i titolari di pensione minima, ma è solo uno dei tasselli del nuovo sistema.
Incremento al milione: cos’è e quanto vale
Molto più sostanziosa è la cosiddetta maggiorazione sociale, nota come incremento al milione, introdotta nel 2001 e potenziata ora dalla manovra 2026. Questa misura è riservata a chi si trova in condizioni economiche più fragili e può garantire, nel 2026, una maggiorazione di 156,44 euro al mese, 20 euro in più rispetto al 2025.
Il risultato? Chi ne ha diritto potrà percepire fino a 770 euro mensili, una cifra che, per molti pensionati, rappresenta una vera boccata d’ossigeno.
A chi spetta la maggiorazione sociale
Ma non tutti possono accedere a questo incremento. Per ottenerlo, è necessario rispettare tre criteri principali:
- Età anagrafica: bisogna aver compiuto 70 anni, ma l’età può essere ridotta di un anno ogni cinque anni di contribuzione (fino a un massimo di 5 anni). Per gli invalidi civili totali, invece, basta la maggiore età.
- Situazione economica: serve trovarsi in condizioni di disagio economico.
- Limiti reddituali: nel 2025 il reddito personale non deve superare 9.721,92 euro l’anno. Se si vive in coppia, il limite sale a 16.724,89 euro.
La nuova legge di Bilancio ha previsto un ritocco anche ai limiti di reddito, aumentando la soglia utile per ricevere l’incremento di 260 euro l’anno.
Rivalutazione straordinaria: un aiuto in più, ma non per tutti
Accanto alla rivalutazione ordinaria, esiste anche la rivalutazione straordinaria, pensata per chi riceve una pensione inferiore al trattamento minimo.
Nel 2026, tuttavia, la percentuale di aumento sarà meno generosa rispetto all’anno precedente: scende dal 2,2% al 1,5%. Applicata all’importo minimo rivalutato (611,85 euro), la pensione salirà a 621,03 euro mensili, con un incremento di oltre 229 euro annui.
È importante sapere che l’incremento al milione e la rivalutazione straordinaria non si sommano. Chi beneficia della maggiorazione sociale non ha diritto alla rivalutazione straordinaria, perché già riceve un importo superiore.
Perché questi aumenti sono importanti
L’obiettivo della manovra è rafforzare il potere d’acquisto dei pensionati più vulnerabili. L’inflazione, infatti, erode costantemente il valore reale delle pensioni. Gli adeguamenti annuali servono a compensare questa perdita, ma da soli non bastano. Per questo il governo ha scelto di intervenire con strumenti mirati per chi vive con assegni più bassi. In totale, sommando tutte le misure previste, si può arrivare a un incremento di oltre 360 euro l’anno, che per alcuni soggetti può superare i 1.000 euro se si considera la somma dei benefici.
Lo sapevi che…?
- Il nome “incremento al milione” deriva dall’obiettivo iniziale della misura: portare la pensione minima a un milione di lire.
- Anche chi riceve una pensione di reversibilità può accedere alla maggiorazione, se rispetta i requisiti.
- Gli invalidi civili totali maggiorenni possono ottenere l’incremento anche senza aver compiuto 70 anni
- Il meccanismo della rivalutazione ISTAT viene applicato anche ad altri trattamenti assistenziali, come le pensioni di invalidità.
- Le soglie di reddito vengono aggiornate ogni anno, per tenere conto dell’inflazione e delle modifiche normative.
FAQ – Domande frequenti
- Chi ha diritto alla pensione minima aumentata nel 2026? Tutti i pensionati che percepiscono l’assegno minimo vedranno un aumento grazie alla rivalutazione ordinaria. Chi ha requisiti specifici può ottenere anche la maggiorazione.
- A quanto ammonta la pensione minima nel 2026? Circa 611,85 euro al mese, ma può salire fino a 770 euro con la maggiorazione per i redditi bassi.
- L’incremento al milione si somma ad altri aumenti? No. Se si riceve la maggiorazione, non si ha diritto alla rivalutazione straordinaria.
- Serve fare domanda per ottenere la maggiorazione? In alcuni casi sì, soprattutto se l’INPS non rileva automaticamente il possesso dei requisiti. È bene rivolgersi a un CAF o patronato.
- I limiti di reddito sono fissi? No, cambiano ogni anno. Per il 2025 sono 9.721,92 euro per i singoli e 16.724,89 euro per le coppie.
Approfondimento
L’andamento della pensione minima in Italia
La storia della pensione minima in Italia, introdotta formalmente nel 1952 con l’obiettivo di garantire un sostegno essenziale, è un percorso fatto di costanti rincorse all’inflazione e di interventi legislativi mirati. Nata come “integrazione al trattamento minimo”, la cifra è sempre stata al centro del dibattito politico, poiché rappresenta l’importo vitale per la fascia più fragile della popolazione anziana.
Se negli anni ’70 e ’80 si assisteva a rivalutazioni più frequenti nel tentativo di mantenere il potere d’acquisto, gli anni successivi, segnati dalle grandi riforme previdenziali (Amato ’92, Dini ’95, Fornero ’11), hanno spostato l’attenzione sulla sostenibilità del sistema generale, lasciando l’adeguamento della minima legato principalmente all’indice dei prezzi al consumo.
Negli ultimi anni, in particolare, si sono registrati tentativi di innalzamento straordinario, con aumenti percentuali destinati a specifiche fasce di età, che hanno portato l’importo base a superare leggermente i 500 euro mensili, con proiezioni che la vedono avvicinarsi a cifre come 600 euro. Tuttavia, nonostante gli sforzi, il valore della pensione minima resta un indicatore cruciale della sfida tra la tenuta dei conti pubblici e la lotta alla povertà degli anziani.






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