Luca Zaia, governatore del Veneto, dopo il caso del focolaio arrivato dalla Serbia, ha annunicato di avere fatto sequenziare «il virus dei 4 positivi arrivati da quale Paese e il risultato è che tutti e 4 i tamponi hanno una carica virale molto elevata, i 4 tamponi sono identici tra di loro e quindi provengono da un unico ceppo e sono diversi da quelli isolati in Italia».

Di conseguenza, per il presidente della Regione, «bisogna fare particolare attenzione a i virus che arrivano dall’estero, perché hanno una virulenza maggiore, sono più aggressivi e hanno una mutazione». Tuttavia, «la situazione è sotto controllo in Veneto: il nostro ceppo di virus ha una carica virale in calo» ma, quindi, «ci preoccupa invece il virus che viene dall’estero, ed è per questo che bisogna intensificare i controlli da chi viene dal Benin, Serbia Kossovo, Moldavia Bangladesh, Congo, Paesi dai quali sono arrivate persone che sono risultate poi infette».

Il Veneto – ha sempre annunciato Zaia – sta anche sperimentando un test rapido capace di individuare una eventuale positività al coronavirus in pochi minuti. Il test arriva dalla Corea, ed «è considerato di screening, non diagnostico», ha precisato il direttore del laboratorio di microbiologia dell’ospedale di Treviso, Roberto Rigoli. Il Veneto sta pensando di usare questo test nei Pronto Soccorso una volta terminata la sperimentazione, per cui occorre che il test porti ad individuare 100 positivi poi confermati dal tampone.

«Moltissime sono le aziende che si stanno preparando a produrlo, penso che non dovrebbero esserci problemi di approvvigionamento anche se probabilmente ci saranno all’inizio», ha aggiunto Rigoli.

Comunque sia, in Veneto, dall’inizio dell’emergenza coronavirus, i casi positivi sono 19.401, 6 in più rsietto a ieri. Invariato il numero dei decessi, 2.039.

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