Prima la Liga, poi Lega Venete, poi Lega Nord, poi La Lega Salvini Premier, ora “Prima l’Italia!”, con tanto di punto esclamativo finale. Il verde ormai sembra essere solo un ricorso per i leghisti, che in Sicilia non si chiamano più leghisti. Il “Prima l’Italia!”, in uso dal partito per la campagna siciliana ha mandato di traverso a più di qualche lighista il pranzo nel sacro giorno di San Marco e l’operazione non è piaciuta neppure a Umberto Bossi. “Il Nord va rispettato”, avrebbe detto.

Il valzer delle polemiche

È stato Marino Finozzi a dare il via al valzer delle polemiche intestine alla Lega. Il suo post esprime tutto ciò che sta facendo ribollire il sangue ai militanti. “Ho molto rispetto dei tanti amici che ancora oggi militano in quella che fu Lega Nord, molti di loro, nonostante il vecchio movimento autonomista sia stato trasformato in un partito sovranista, vi partecipano in buona fede e quando stamattina, sul Corriere della Sera ho visto questo, (il riferimento è proprio al simbolo di Prima l’Italia ndr) il primo pensiero è andato a loro. – scrive Finozzi – Immagino cosa possono provare di fronte a questo simbolo che non può in nessun modo essere compatibile con i 30 anni di storia della Lega Nord». Il post si chiude, eloquentemente, con una chiamata alle armi attesa da molti: «Caro amico Luca Zaia, sei l’ultima mia speranza”.

Insofferenza nel partito

Nel frattempo, però, l’insofferenza affiora tra la Lega per la lista che non contiene quella stessa parola “lega”. Alberto Villanova, politico veneto, postava, ieri, un eloquente “Noi abbiamo un Leone nel cuore”. “Come componente del direttivo regionale posso dire che non abbiamo avuto alcuna interlocuzione su questo, – commenta laconico Villanova – se sarà qualcosa destinato a estendersi è chiaro che se ne parlerà. Fin qui, l’abbiamo appreso dai giornali…A ogni buon conto io sono molto legato alla Liga veneta. E la Lega ha radici forti, lo diceva anche il presidente Luca Zaia di recente: la nostra identità è la nostra forza”.

“Prima l’autonomia”

L’assessore regionale Roberto Marcato dice “Prima l’Italia? Prima l’autonomia. Questo voglio da leghista”. Marcato argomenta ulteriormente scandendo ben bene ogni singola parola: “Di “Prima l’Italia” non me ne frega niente. Io sono leghista, il mio partito è la Lega. Se qualcuno vuole fare una lista in altri posti d’Italia, faccia pure, non mi interessa nulla, non mi appartiene. Io sono stato e sono leghista. Abbiamo un partito che ha statuto e regolamento, noi restiamo Lega, punto. Se qualcuno immagina di fare fusioni, cambiare nome al partito e così via bisogna andare a congresso, proporre tesi congressuali e andare ai voti. Lo dirò ancora più chiaramente: se si vuole cambiare il partito si deve chiedere il permesso ai militanti. E ribadisco: “il permesso””.

“Riguarda solo la Sicilia”

“Riguarda solo la Sicilia” tranquillizza il commissario regionale veneto Alberto Stefani che poi affonda: “Ormai è costume che in Lega tanti fortunati ex parlamentari o consiglieri regionali una volta usciti dal movimento decidano di denigrare un movimento che gli ha garantito questa fortuna. Sarebbe auspicabile che quanto meno non intentino strumentalizzazioni sui giornali”

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