La Pubblica amministrazione italiana arranca nei bassi fondi della classifica sulla base di un indice di qualità collocandosi al 17° posto su 23 paesi europei. E’ quanto rileva l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre. Solo Grecia, Croazia, Turchia e alcuni paesi dell’ex blocco sovietico presentano un indice di qualità inferiore a quello italiano. A guidare la classifica, invece, sono le amministrazioni statali dei paesi del nord Europa (Danimarca, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi).

La graduatoria, segnala la Cgia, ha come elemento di confronto un indice che è il risultato di un mix di quesiti posti ai cittadini che riguardano la qualita’ dei servizi pubblici ricevuti, l’imparzialita’ con la quale vengono assegnati e la corruzione.

Oltre ai dati medi nazionali, l’indagine consente di verificare anche le performance di 206 realtà territoriali. Il risultato finale è un indicatore che
varia dal +2,781 ottenuto dalla regione finlandese land (primo posto in Ue) al -2,658 della turca Bati Anadolu (maglia nera al 206 posto). Il dato medio Ue è pari a zero. Tra le migliori 30 regioni europee, nessuna amministrazione pubblica italiana. La prima, la Provincia autonoma di Trento, si colloca al 36/mo posto. Di seguito, la Provincia autonoma di Bolzano (39), la Valle d’Aosta (72) e il Friuli Venezia Giulia (98). Appena al di sotto della media Ue si posiziona al 129/mo posto il Veneto, al 132/mo l’Emilia Romagna e di seguito tutte le altre regioni italiane.

Pesante la situazione che si verifica al Sud: 7 regioni del Mezzogiorno si collocano nelle ultime 30 posizioni: la Sardegna al 178° posto, la Basilicata (182), la Sicilia (185), la Puglia (188), il Molise (191), la Calabria (193) e la Campania (202). Solo Ege (Turchia), Yugozapaden (Bulgaria), Istanbul
(Turchia) e Bati Anadolu (Turchia), presentano uno score peggiore della P.a. campana. Il Lazio si piazza al 184/mo posto della graduatoria generale.

“Con una Pa di questo livello
– segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – gli effetti negativi si fanno sentire anche nel settore privato. Quando ci rapportiamo con il pubblico i ritardi, le informazioni inesatte, le procedure inutilmente complicate o addirittura vessatorie sono all’ordine
del giorno”.