Un fenomeno in veloce evoluzione che non perde tempo nel tenersi aggiornato con gli ultimi costosi modelli. Cellulari ipertecnologici che riproducono i suoni della natura, ossia i canti dell’avifauna selvatica che ingannano piccoli uccelli canori fino al tiro del fucile.
Cacciatori comodamente seduti nei capanni, che attendono solo l’arrivo dei poveri animali per premere il grilletto.
A scoprirli sono state le Guardie Giurate Venatorie del WWF Lombardia, ma l’uso di tali strumenti è diffuso in tutta Italia. I cellulari, poi, sono forniti di applicazioni che funzionano in background. Una precauzione, spiegano le Guardie WWF, per eludere i controlli. Per capire la vastità del fenomeno, basti considerare come nell’ultima stagione venatoria, sono stati denunciati dal WWF Lombardia ben 40 cacciatori. Dodici solo nell’ultima operazione: otto nella provincia di Brescia e quattro in quella di Milano.
Cacciatori del nord Italia che, stante una recente denuncia del CABS, il nucleo di volontari specializzati in antibracconaggio, si rischia di ritrovarli, già in questi giorni, in Sicilia come nelle altre regioni meridionali. Armati ed in possesso di richiami vivi (poveri uccellini in gabbia che attirano di fatto i selvatici), arrivano numerosi fin all’estremità della provincia di Trapani. Seguono la migrazione delle allodole e spesso, come dimostrato da recenti interventi della Polizia Provinciale di Cosenza, utilizzato i vietati richiami acustici.
Sia i più classici richiami acustici che i moderni smartphone, riproducono tutti i versi degli animali che finiranno impallinati. Il loro canto, però, continuare ad attirare come in una spirale infinata, altri selvatici.
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