Il comandante del nucleo Scorte il 20 novembre scorso mi ha informata verbalmente della sospensione della misura di protezione personale a Roma, salvo confermarmi il dispositivo su Palermo considerata ‘a rischio’, dopo che, solo il 12 marzo 2019, mi era stata confermata dal Prefetto di Roma “.

E’ quanto annuncia, in una nota, Valeria Grasso, la donna che in passato si è ribellata alla richiesta del pizzo da parte della mafia palermitana e ha fatto arrestare membri del clan Madonna.

“Nell’epoca in cui il Ministro dell’Interno è una donna – prosegue Grasso – e alla vigilia della Giornata contro la Violenza sulle donne, vengo lasciata sola, anche nel mio impegno contro la criminalità e la mafia che mi vede tutt’oggi in prima linea nella sensibilizzazione pubblica a sostegno della legalità e della giustizia perché, l’ho dichiarato più volte, mi sento una donna dello Stato piuttosto che vittima della mafia”.

Per la donna “proprio quello Stato che ha ispirato il mio senso civico, con una condotta torbida, immotivata ed incomprensibile, sta lasciando a rischio me e i miei figli, di cui una è ancora minorenne. Mi appello al Capo dello Stato e a tutte le autorità”.

La collaboratrice, infine, afferma che “lo sgomento nasce anche dal fatto che, solo per citare l’ultimo degli episodi inquietanti che ho vissuto, il 6 giugno 2019 il mio compagno, titolare di una nota trattoria a Trastevere da oltre 20 anni, ha trovato una busta di plastica con un piccione morto sull’albero dove è posta l’insegna del locale, promessa di morte tipica della mafia”.

Non è l’unica scorta che viene sospesa in queste ore. Niente più scorta anche per Giuseppe Todaro, anche lui imprenditore che si è ribellato al racket del pizzo, denunciando gli estorsori. Il provvedimento di revoca della tutela gli è stato comunicato ieri. L’imprenditore, al contrario della Grasso, non ha voluto polemizzare sulla vicenda.

“Ritengo ogni polemica strumentale – ha commentato -. Ognuno è tenuto a fare il proprio lavoro, anche quello di decidere e prendersi la responsabilità sul nostro livello di sicurezza. Se la scelta è stata quella di revocare la scorta, significa che, per chi ha valutato la situazione, sono cambiate le condizioni sull’eventuale tutela”.

Todaro ha voluto invece ringraziare l’ufficio scorte: “avete dato serenità a me e alla mia famiglia”, si legge in un passaggio della lettera indirizzata alle donne e agli uomini che in questi anni lo hanno protetto.

Articoli correlati