«Pensare di riaprire le scuole è prematuro. È giusto pensare al futuro ma serve molta attenzione. Dovremmo convivere con il fatto che pandemie come questa possono anche tornare, è accaduto con la Spagnola. Questo virus non ce lo toglieremo dai piedi velocemente, ma in questa fase è necessario agire per poter arginare la dimensione di morti che c’è stata in Lombardia».
Queste le parole di Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, che ha commentato le dichiarazioni di Matteo Renzi all’Avvenire. Il leader di Italia Viva, infatti, ha proposto di «riaprire l’Italia, le fabbriche prima di Pasqua e le scuole il 4 maggio».
All’Ansa, tra l’altro, Pregliasco ha affermato che per la fine delle misure di isolamento e l’apertura di aziende e scuole «bisognerà aspettare almeno fine aprile», aggiungendo che «non ci sarà un unico picco di casi ma ci saranno presumibilmente vari picchi sul territorio, in tempi diversi. Dunque l’arma più efficace per ora restano l’isolamento e le misure restrittive».
Su Twitter, poi, il virologo Roberto Burioni ha affermato: «Dobbiamo cominciare a pensare a una ripresa delle nostre vite: non possiamo pensare di stare in casa al fine di rimanere in casa per sempre. Però in questo momento la situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve». Inoltre, per Burioni, «la ‘curva’ (epidemica, n.d.r.), non esiste perché i dati che ci leggono ogni giorno alle 18 non hanno molto senso. Una delle cose che dovremmo fare è per l’appunto metterci in condizioni di avere dei dati affidabili».
Infine, l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, ha scritto su Facebook: «Bisogna urgentemente mettere in piedi un gruppo di lavoro che elabori una strategia e dica a tutti noi quando e in che modo potremo riprendere le nostre attività». Per lo scienziato Renzi ha posto un problema «serio»: «La chiusura delle attività non può essere infinita sia perché i cittadini in casa non possono stare per mesi senza impazzire o ammalarsi, sia perché le attività produttive devono in qualche maniera ripartire altrimenti c’è chi si ammalerà di povertà. Ma per fare questo serve una strategia. Questa strategia è urgente».
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