Gli scienziati di Colossal Biosciences hanno modificato geneticamente dei topi per dotarli di una pelliccia simile a quella dei mammut lanosi.
La scienza della de-estinzione compie un passo avanti decisivo: la società statunitense Colossal Biosciences ha annunciato la creazione dei primi topi lanosi geneticamente modificati, un esperimento rivoluzionario che potrebbe aprire la strada alla resurrezione del mammut lanoso.
Grazie a sofisticate tecniche di editing genetico, infatti, il team di ricercatori ha ottenuto roditori con una pelliccia folta e dorata, simile a quella degli antichi colossi preistorici. Sebbene il traguardo finale sia ancora lontano, questa scoperta rappresenta un progresso significativo nella missione di riportare in vita specie ormai estinte.
La ricerca sui geni del mammut
Gli scienziati di Colossal Biosciences, guidati dal genetista Rui Chen, hanno analizzato i genomi di 59 mammut vissuti tra 1,2 milioni e 3.500 anni fa, confrontandoli con quelli degli elefanti asiatici, gli odierni parenti più prossimi. Questa analisi ha permesso di individuare sette geni chiave legati alle caratteristiche distintive del mammut lanoso: dalla struttura del pelo alla distribuzione del grasso corporeo, fondamentale per la sopravvivenza nelle gelide distese della preistoria. I ricercatori hanno quindi utilizzato tre diverse tecniche di editing genetico per introdurre otto modificazioni nel DNA di alcuni embrioni di topo, generando la nuova specie di Colossal Woolly Mouse, ovvero il topo lanoso.
Un successo senza precedenti per la biotecnologia
Il risultato è stato sorprendente: i roditori modificati presentano un pelo lungo, ondulato e folto, molto simile a quello dei mammut. Tuttavia, resta da verificare se le modificazioni genetiche abbiano effettivamente influito anche sulla capacità di accumulare grasso corporeo, un altro tratto distintivo dei mammut per resistere alle basse temperature. Secondo Ben Lamm, co-fondatore e amministratore delegato di Colossal Biosciences, il Colossal Woolly Mouse rappresenta un punto di svolta nella ricerca sulla de-estinzione:
“Abbiamo dimostrato la nostra capacità di ricreare complesse combinazioni genetiche che la natura ha impiegato milioni di anni per sviluppare. Questo successo ci avvicina al nostro obiettivo di riportare in vita il mammut lanoso”.
Dalla teoria alla pratica: la de-estinzione del mammut entro il 2028?
L’obiettivo ultimo di Colossal Biosciences non è solo un esercizio di genetica sperimentale, ma un ambizioso progetto di reintroduzione del mammut lanoso negli ecosistemi artici. La società prevede di utilizzare gli elefanti asiatici come base per modifiche genetiche che conferiranno loro le caratteristiche del mammut. Se il progetto dovesse avere successo, il primo cucciolo di mammut potrebbe nascere entro il 2028.
Per realizzare questa impresa, i ricercatori stanno lavorando su più fronti:
- Modifica genetica delle cellule staminali degli elefanti asiatici per includere i tratti distintivi dei mammut.
- Tecniche di impianto embrionale per trasferire gli embrioni geneticamente modificati in madri surrogate.
- Studio dell’adattamento al freddo per verificare la resistenza ai climi estremi.
Se il progetto avrà successo, i mammut potrebbero essere reintrodotti nelle regioni della Siberia e del Nord America, contribuendo alla rigenerazione dell’ecosistema della tundra.
Le perplessità della comunità scientifica
Nonostante l’entusiasmo, il progetto di de-estinzione del mammut solleva ancora dubbi e critiche nella comunità scientifica. Molti esperti sottolineano che il ripristino di un ecosistema preistorico potrebbe essere estremamente complesso e non privo di conseguenze. Inoltre, vi sono interrogativi etici sull’alterazione genetica degli elefanti asiatici e sul loro eventuale impiego come madri surrogate per il mammut.
Tuttavia, l’iniziativa ha già attratto investimenti milionari e il sostegno di scienziati e ambientalisti che vedono nella de-estinzione una possibile soluzione per la conservazione della biodiversità.
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