Stasera, lunedì 6 giugno, dovrebbe essere approvata la direttiva dell’Unione Europea sul salario minimo. Ma di cosa si tratta?

Si tratta della più bassa remunerazione o paga oraria, giornaliera o mensile che in taluni Stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere ai propri lavoratori dipendenti, cioè operati e impiegati.

Il salario minimo ha estimatori e oppositori. I sostenitori affermano che aumenta il tenore di vita dei lavoratori e il benessere lavorativo, e riduce la povertà e le disuguaglianze sociali. Gli oppositori, invece, sostengono che aumenti la povertà e la disoccupazione (tra i lavoratori non qualificati o senza esperienza) ed è dannoso per le imprese.

Il salario minimo è introdotto in 21 dei 27 Stati dell’Unione Europea ma non in Italia, Danirmarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia dove vigono i contratti collettivi nazionali.

I salari minimi nell’UE

  • Belgio: 1.652,72 euro;
  • Bulgaria: 311,89 euro;
  • Croazia: 536,6 euro;
  • Repubblica Ceca: 546 euro;
  • Estonia: 584 euro;
  • Francia: 1.539,42 euro;
  • Germania: 1.584 euro;
  • Grecia: 758,33 euro;
  • Irlanda: 1.706,9 euro;
  • Lettonia: 430 euro;
  • Lituana: 607 euro;
  • Lussemburgo: 2.141,99 euro;
  • Malta: 777,10 euro;
  • Paesi Bassi: 1.680 euro;
  • Polonia: 583,48 euro;
  • Portogallo: 740,83 euro;
  • Romania: 460,77 euro;
  • Slovacchia: 580 euro;
  • Slovenia: 940,58 euro;
  • Spagna: 1.108,33 euro;
  • Ungheria: 451,51 euro.

Come spiegato da TiConsiglio.com, il salario minimo segue una serie di parametri: la produttività, il PIL, l’indice dei prezzi al consumo e l’andamento generale dell’economia.

In Italia non tutti i partiti sono d’accorso sul salario minimo. Favorevoli, ad esempio, Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle. Contrari Lega, Forza Italia (che fanno parte del Governo) e Fratelli d’Italia.