La nave di soccorso Aquarius, gestita in collaborazione da SOS MEDITERRANEE e Medici Senza Frontiere (MSF), salpa oggi da Marsiglia dopo uno scalo prolungato in porto. Tornerà nel Mediterraneo centrale per continuare a offrire assistenza alle persone che rischiano la vita nella traversata del mare.
“La rotta del Mediterraneo centrale è la più letale al mondo” dichiara Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo della Aquarius. “Oggi, con pochissime navi umanitarie rimaste in mare e nessun meccanismo dedicato di ricerca e soccorso messo in atto dagli Stati europei, l’assistenza umanitaria è necessaria più che mai. Il soccorso in mare di persone in difficoltà resta un obbligo legale e morale. Questo disprezzo per la vita umana è spaventoso.”
È la prima volta, in più di due anni di ininterrotta attività di soccorso, che la Aquarius resta in porto per oltre un mese. Questa sosta prolungata è il risultato dei netti cambiamenti avvenuti nel contesto del Mediterraneo centrale, che hanno avuto serie ripercussioni sulle attività di soccorso.
Alla fine di giugno l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha riconosciuto il nuovo Centro di Coordinamento Congiunto di Soccorso (JRCC) libico. Sempre di più le responsabilità di coordinamento dei soccorsi sono state trasferite alla Guardia Costiera libica supportata dall’Unione Europea, nonostante gli Stati Europei siano ben consapevoli dell’allarmante livello di violenza e sfruttamento che rifugiati, migranti e richiedenti asilo devono subire in Libia. Le contese politiche sui porti di sbarco hanno bloccato in mare per intere settimane navi che avevano effettuato dei soccorsi. Le organizzazioni umanitarie impegnate in attività di ricerca e soccorso sono state criminalizzate e bandite dai porti in Italia e Malta.
“Nonostante la situazione sempre più complessa nel Mediterraneo centrale, il nostro obiettivo resta lo stesso che ci ha spinto a scendere in mare: salvare vite, impedire – nel modo più rapido ed efficace possibile – che uomini, donne e bambini anneghino, e portarli in un porto sicuro, dove i loro bisogni primari siano assicurati e i loro diritti tutelati e garantiti” ha detto la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF in Italia.
Le équipe di MSF e SOS MEDITERRANEE a bordo della Aquarius ribadiscono che:
– Aquarius continuerà a soccorrere persone in difficoltà in mare nel pieno rispetto del diritto marittimo.
– Aquarius continuerà a coordinare la propria attività con tutte le autorità marittime competenti nel rispetto delle convenzioni internazionali marittime.
– Aquarius rispetterà ordini di non-intervento solo se saranno dispiegate altre navi per assistere le persone in difficoltà e portarle in un porto sicuro. La Aquarius rispetterà un ordine di non-intervento solo se sarà chiaro che tutte le altre risorse e assetti disponibili saranno dispiegati per salvare le persone in pericolo e portarle in un porto sicuro. Soccorrere un’imbarcazione in difficoltà è un obbligo legale.
– Aquarius non sbarcherà in Libia persone soccorse in mare. La Libia non è un posto sicuro per rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Un posto sicuro è un luogo dove vengono assicurati i loro bisogni primari, ma anche dove possono chiedere la protezione a cui potrebbero avere diritto e dove non rischiano di subire ulteriori abusi e violazioni. Oggi la Libia non è riconosciuta come un porto sicuro.
– Rifugiati, richiedenti asilo e migranti intercettati in mare non devono essere riportati in Libia. Per questo la Aquarius sarà costretta a rifiutare qualunque ordine da parte delle autorità marittime di sbarcare in Libia le persone soccorse in mare o di trasferirle su qualunque altra nave che le porterebbe in Libia.
Dall’inizio dell’anno, oltre 1.100 persone sono morte nel Mediterraneo centrale secondo dati ufficiali dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), quasi due terzi da inizio giugno, quando l’attività delle organizzazioni umanitarie è stata progressivamente ostacolata. Oltre 10.000 persone sono state intercettate e riportate in Libia dalla Guardia Costiera libica quest’anno.
“Dopo le intercettazioni sempre più frequenti della Guardia Costiera libica, ora anche la nave italiana Asso 28 ha riportato in Libia 108 persone soccorse in mare, un precedente inaccettabile che potrebbe rappresentare una grave violazione della legislazione internazionale sul diritto d’asilo” conclude Lodesani, presidente di MSF. “La Libia non è un posto sicuro, nessuno deve essere riportato nel paese.”
In oltre due anni di attività nel Mediterraneo centrale la nave Aquarius ha assistito più di 29.000 persone in oltre 200 operazioni di soccorso, tutte coordinate dalle autorità marittime competenti. In molte occasioni la Aquarius è stata mobilitata dalle autorità marittime per accogliere persone soccorse da altre navi nel Mediterraneo centrale, sia commerciali, militari o della Guardia Costiera italiana.
La nave dispone di 3 imbarcazioni veloci di soccorso, dotate di strumenti galleggianti di emergenza per le operazioni di soccorso di massa. Ha a bordo un team di 35 operatori appositamente selezionati, con un equipaggio marittimo professionista, soccorritori e un team medico di MSF, tutti formati per fornire assistenza alle persone in difficoltà in mare. La Aquarius è allestita per poter fornire cure di emergenza a oltre 500 persone contemporaneamente, per diversi giorni in alto mare.
Mentre era a Marsiglia la Aquarius è stata dotata di una nuova imbarcazione veloce di soccorso per garantire soccorsi più efficienti. Con l’aumentata probabilità che le persone soccorse in mare dovranno trascorrere più giorni a bordo prima di poter sbarcare in un porto sicuro, sono state imbarcate scorte supplementari di cibo e forniture mediche. Per la maggiore probabilità di morti in mare, è stato installato un container refrigerato sul ponte della nave per conservare i cadaveri.
MSF è scesa in mare nel maggio del 2015 per supplire al vuoto lasciato dalla chiusura dell’operazione di ricerca e soccorso Mare nostrum e rispondere a un inaccettabile numero di morti in mare. Dall’inizio delle proprie attività in mare MSF ha contribuito a salvare oltre 75.000 vite nel Mediterraneo centrale, nel rispetto del diritto marittimo e sotto il coordinamento della Guardia Costiera italiana. In Libia, MSF fornisce assistenza medico-umanitaria in centri di detenzione che sono in capo all’autorità del Ministero dell’Interno e del suo Dipartimento contro l’Immigrazione Illegale (DCIM), nelle regioni di Tripoli, Khoms e Misurata.
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