Tensione nella maggioranza che regge il Governo Draghi.

Il leader del MoVimento 5 Stelle Giuseppe Conte, parlando ai giornalisti dopo un incontro con Mario Draghi, ha affermato: “Non c’è un voto sul 2%”, ovvero sulla percentuale delle spese militari sul PIL. E ancora: “Abbiamo delle valutazioni diverse, io non metto in discussione e non voglio che questo governo metta in discussione gli accordi del 2014 con la Nato. È un impegno che si trascina da anni per il nostro Paese e altri partner NATO”. Secondo l’ex premier “in questo momento affrettarsi a rispettare, non lo abbiamo fatto per tanti anni, questa soglia del 2 per cento significherebbe creare un picco negli investimenti nella spesa militare in un momento in cui il Paese è in forte difficoltà”. Un impegno che “non avrebbe senso in questo momento, perché non è che la nostra sicurezza dipende da 10-14 miliardi in più”.

Come conseguenza, il premier Draghi si è recato al Quirinale per informare il Capo dello Stato Sergio Mattarella sulla situazione. Inoltre, il Governo ha ribadito che intende rispettare gli impegni NATO sull’aumento delle spese miliari al 2% del PIL. E tali impegni non possono essere discussi soprattutto in un momento così delicato, visto la guerra in Ucraina. Se ciò dovesse avvenire, verrebbe meno il patto su cui si regge la maggioranza.

Duro l’attacco di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, su Twitter: “Draghi è uno statista, Conte è un populista”. E il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, sta seguendo “con preoccupazione” il confronto tra Conte e Draghi. Inoltre, Andrea Romano, deputato del PD, ha parlato di “atto di totale irresponsabilità” se si dovesse aprire una crisi di governo in questo momento. E ancora: “Credo che sarebbe un atto di totale irresponsabilità che in un momento del genere qualcuno minacciasse la crisi di governo, perlo più su un impegno che l’Italia ha assunto da anni e che serve a rafforzare la difesa europea. Sono convinto che in Parlamento sarà individuata una soluzione”.