Si è insediato oggi a Bruxelles, in Belgio, il nuovo Comitato Europeo delle Regioni che resterà in carica fino al 2025. E quello di ora, con il presidente che sarà eletto domani, ha una delegazione siciliana molto folta, la più numerosa d’Italia: il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci; il vicepresidente e assessore all’Economia Gaetano Armao; il sindaco di Catania Salvo Pogliese ed Enzo Bianco, presidente del Consiglio Nazionale dell’Anci.

Ad inaugurare il CdR è stato il presidente uscente Karl-Heinz Lambertz, politico belga, eletto nel 2017 che, comunque, farà parte anche del nuovo Comitato come delegato. Lambertz ha dapprima ricordato che la sessione plenaria di oggi è stata la prima senza la rappresentanza britannica. Tuttavia, a Bruxelles era presente l’ex delegato del Regno Unito e, al momento della sottolineatura, c’è stato un lungo applauso da parte dell’Assemblea.

Lambertz ha anche ricordato che in mattinata è stato presentato il libro del 25° anniversario del Comitato: “All’inizio avevamo previsto 50 pagine, poi sono diventate 250. C’è molto da dire, quindi. Vale sempre la pena di guardare il futuro con il prisma del passato, anche se recente. Ciò che conta prima di tutto è portare avanti la nostra azione. Abbiamo unito 101 proposte per il futuro in un documento così da dare alla nuova squadra la possibilità di cominciare a lavorare nelle migliori circostanze possibili”. Dopodiché tutti in piedi per l’inno alla gioia di Beethoven, l’inno ufficiale dell’Unione Europea.

A fine seduta, Nello Musumeci, avvicinato da BlogSicilia e da un collega del Giornale di Sicilia, uniche due testate isolane presenti a Bruxelles, ha affermato: “L’Europa dei miei sogni, dei miei progetti, anche politici, non è quella che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni. Ma dobbiamo starci all’interno per cambiarla perché abbiamo il dovere di restituire un’anima a quest’Europa che deve, innanzitutto, tornare ad essere un’idea e un ideale”.

Stuzzicato su alcune differenze tra l’Europa e la Sicilia, come lo spopolamento, la legge sui rifiuti e altre riforme necessarie ma mai partite, Musumeci ha detto: “Non mi pare che, negli ultimi dieci anni, nell’Isola si siano fatte molte riforme. Noi ne abbiamo presentato otto, cinque sono andate già in porto, le altre saranno varate non appena il Parlamento le avrà votate. Lo spopolamento è un fenomeno europeo che coinvolge anche Paesi più progrediti perché in ogni realtà ci sono zone deboli e zone forti. L’entroterra siciliano da sempre, da quando l’economia agricola ha subito pesanti colpi, è diventato vulnerabile. Ce ne accorgiamo più adesso perché le culle sono vuote. Ma se confrontiamo il tasso migratorio del primo 900 e del secondo dopoguerra, ci rendiamo conto come l’afflusso di manodopera e di intelligenze nel Nord Italia, nei Paesi europei e verso l’oltre Oceano non sia assolutamente un fatto nuovo. Come bloccarlo? Non c’è una ricetta. Dobbiamo dare speranza alla comunità che oggi vive nelle aree depresse e convincerle che recuperare è possibile”.

“Ho salutato con piacere la legge voto – ha continuato Musumeci –  ma quello che serve oggi è dare una prospettiva di crescita alle aree interne e per farlo servono incentivi, un piano anti ciclico, un intervento del governo nazionale e dell’Unione Europea non tanto in termini finanziari quanto di procedure celeri. Le situazioni di emergenza vanno affrontate con procedure straordinarie. Oggi, in Sicilia, per realizzare opere pubbliche possono passare anche quindici anni. Tuttavia, dobbiamo bloccare in termini ragionevolmente brevi sia il fenomeno della desertificazione umana che quella fisica, l’erosione ma con le attuali procedure ce lo possiamo scordare”.

“Noi quattro siciliani al Cdr – ha proseguito il presidente della Regione Siciliana – potremo fare squadra. Per carità, il Comitato non ha poteri deliberativi ma può esercitare una fase propositiva, d’influenza – nel senso positivo del termine – sul Parlamento e sulla Commissione UE. Io, tra l’altro, faccio parte della Commissione che si occupa pure dei trasporti anche perché è un mio chiodo fisso la continuità territoriale. È chiaro che per un’isola il livello di accessibilità è di gran lunga ridotto rispetto alle altre regioni d’Italia. Perciò, pensare al trasporto aereo come lusso, come un capriccio, è davvero una follia. Noi porremo pesantemente questo problema. La Sicilia, come la Sardegna, ha bisogno di agevolazioni in termini di accessibilità. I temi sullo sfondo restano le grandi infrastrutture: i doppi binari, l’elettrificazione delle infrastrutture ferroviarie, manca l’alta velocità, il Ponte sullo Stretto non può restare solo un tema di tavola rotonda. Sono tutte partite rimaste aperte dopo 20, 30, 40 anni di discorsi e promesse che hanno alimentato decine di campagne elettorali”.

A proposito, poi, del Comitato interregionale sull’insularità, dove la Sicilia è protagonista, Musumeci ha detto: “Io sono convinto che bisogna starci a Bruxelles con l’autorevolezza che deriva dalla qualità dei temi che noi rappresentiamo. Qui non siamo venuti per fare sciocco rivendicazionismo. Siamo qui per chiedere che la più grande ed estesa Regione d’Italia possa avere quanto riconosciuto ad analoghe Regioni nel continente europeo”.

Infine, sulla percezione dei siciliani nei confronti dell’Unione Europea, Musumeci ha affermato: “Come tutti gli organismi collegiali, anche l’UE ha determinato entusiasmi ma anche malcontento. Ci ricordiamo dell’Europa quando dobbiamo attingere dai contributi e ce ne ricordiamo anche quando l’Europa appare assolutamente ingenerosa. L’Europa così come l’abbiamo conosciuta è una grande lobby di colossi bancari. L’Europa non ha ancora una politica estera omogenea, non ha ancora una politica di difesa. Non ha ancora le proprie forze armate. Siamo ancora lontani dall’Europa delle Nazioni a cui abbiamo guardato quando eravamo giovani. Io credo che, piano piano, l’Europa cambierà ma bisogna starci all’interno altrimenti il sistema si consolida su logiche che non sono quelle a cui guardano gli italiani e in particolare i siciliani, come dimostrato dai tassi di partecipazione elettorale alle Europee. Quest’Europa non scalda i cuori ma la prospettiva per il cambiamento c’è”.

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