Verdesca (Prionace glauca), ovvero uno squalo comunemente mangiato non solo in oriente, quando siamo tutti pronti ad inorridire, ma anche lungo le coste italiane ove si riscontrano diverse ricette locali. La Verdesca è tanto nota da assumere diversi nomi dialettali tra le stesse province siciliane. Dalla “virdisca” palermitana, al “virdiddu” catanese, fino ad arrivare al “calandruni” messinese.
La foto ora diffusa da Sea Shepherd, mostra uno scorcio del mercato del pesce di Kii Katsuura nel Giappone sud orientale. L’immagine, però, ben focalizza su un problema noto alla marinerie di tutto il mondo. Gli esemplari allineati in terra sarebbero, infatti, frutto delle cosiddette catture accidentali, ovvero non volute ma conseguite a seguito dell’uso di tecniche di pesca particolarmente invasive. Tra queste i palangari (lunghe lenze, a volte chilometriche, armate con centinaia di ami) e le reti derivanti.
Secondo Sea Shepherd, la Verdesca appartiene ad una dele specie di squali più sfruttate al mondo. Si calcola che il numero degli animali uccisi annualmente, oscilli tra 15 e 20 milioni. Quantitativi che spesso non verrebbero registrati. Della Verdesca si consuma tutto, dal fegato per ricavare olio, alle pinne per la famosa zuppa fino alla carne sebbene, come quella di tutti i predatori, è a rischio contaminazione come nel caso di mercurio e pimbo. Continuando gli attuali ritmi di pesca, anche la verdesca si ritroverà a riscio di estinzione.
Eppure la protezione degli squali a livello internazionale è difficile da fare accettare. Dietro il falso problema dell’aggressività di questi animali (descritti più o meno, come macchine da guerra assetate di sangue) che sembra quasi giustificare il massacro di milioni di esemplari, si nasconde in realtà un commercio che fattura ogni anno cifre iperboliche. La principale richiesta è quella della pinna di pescecane, utilizzata per la famosa zuppa nei ristoranti orientale. Va però rilevato che le principali marinerie che si dedicano a questa pesca non sono quelle asiatiche ma americane ed europee.
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