Potrebbe esserci una clamorosa svolta dopo 29 anni sulla strage di via Palestro, a Milano. Sull’attentato mafioso del 27 luglio 1993 ci sarebbero nuovi importanti sviluppi e perfino un’indagata: si tratterebbe, in base alle indiscrezioni riportate da diverse testate, di una imprenditrice di 58 anni, Rosa Belotti, residente a Bergamo, sospettata di aver portato la Fiat Uno imbottita di esplosivo fino al padiglione di arte contemporanea poi sventrato dal botto. Furono 5 le vittime.

La bionda dei misteri

Le indagini sulla bionda dei misteri, la giovane vista da alcuni testimoni in occasione delle stragi del ’93 di Firenze e Milano, non si sono mai fermate.

Nell’ambito delle indagini sulle stragi mafiose del biennio 1993-1994, condotte dalla Dda di Firenze, i carabinieri del Ros fiorentino hanno eseguito in Lombardia un decreto di perquisizione, ispezione e sequestro nei confronti di una donna che, secondo quanto emerso, gli inquirenti ipotizzano essere coinvolta nell’esecuzione materiale dell’attentato del 27 luglio 1993 compiuto in via Palestro a Milano, in concorso con appartenenti a Cosa nostra già condannati in via definitiva. La bionda delle stragi avrebbe finalmente un nome e cognome: Rosa Belotti. Ma l’ipotesi è ancora tutta da dimostrare.

Il marito è in carcere

La donna indagata dalla Procura di Firenze è residente ad Albano Sant’Alessandro, poco fuori Bergamo. Verrà interrogata nei prossimi giorni. La donna è la moglie di Rocco Di Lorenzo, 65 anni, pregiudicato e condannato per una serie di estorsioni a 11 anni di carcere (confermati in appello) e ora in carcere. I due sono coppia fissa fin dal 1992, quando entrambi vennero arrestati con altre otto persone per traffico di cocaina. La Belotti venne scarcerata all’inizio del 1993. Aveva poi gestito un negozio di frutta e verdura e uno di abbigliamento, entrambi poi chiusi.

L’identikit

Indagata dopo quasi 30 anni da quei fatti, alla donna oggi 58enne ci si è arrivati grazie alla scoperta di una fotografia rinvenuta ad Alcamo e alla sua comparazione con il fotofitl’identikit n.14 dell’epoca, realizzato grazie all’aiuto di alcuni testimoni della strage.

Secondo le ipotesi investigative le cinque donne avvistate (e riportate negli identikit) sarebbero esponenti di Servizi deviati che potrebbero aver avuto un ruolo centrale negli attentati del 1993. Importante contributo dal lavoro di Roberto Scarpinato, Nico Gozzo e Umberto De Giglio poiché la foto sarebbe stata trovata grazie alle indagini che hanno poi portato al processo sull’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio.

Tre boati che squarciarono l’Italia in una notte

Il 27 luglio 1993, in via Palestro a Milano, un’autobomba esplose nei pressi del Padiglione d’Arte Contemporanea, uccidendo cinque persone. Dopo poco, a Roma, altre due esplosioni provocarono diversi feriti danneggiando le basiliche di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro. A via Palestro l’auto carica di TNT andò in pezzi alle 23:14: nascosto nella Fiat Uno c’era tanto di quel tritolo che il motore della macchina fu trovato a 300 metri.

Mezzora dopo toccò a Roma, che fu svegliata nella notte dalle esplosioni di altre due Fiat Uno, anch’esse cariche di pentrite e T4.

Una “donna bionda con i capelli lunghi” era stata vista il 14 maggio pure in via Fauro, a Roma, pochi minuti prima dell’attentato a Maurizio Costanzo.

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