Il numero uno del tennis mondiale Novak Djokovic ha criticato la decisione di vietare a tutti gli atleti russi e bielorussi di gareggiare a Wimbledon, definendola “folle”.

L’All England Lawn Tennis and Croquet Club, AELTC, che organizza il Grande Slam di tennis, ha dichiarato ieri, mercoledì 20 aprile, che non consentirà ai giocatori russi o bielorussi di competere nel 2022 a causa della guerra in Ucraina. Di conseguenza, tra gli altri, anche il numero 2 del mondo, il russo Daniil Medvedev, non potrà partecipare al prestigioso torneo sull’erba.

L’AELTC, nel motivare la decisione, ha rimarcato i timori che il presidente Vladimir Putin e il regime russo potrebbero trarre vantaggio dal consentire ai russi e ai bielorussi di competere: “È nostra responsabilità svolgere la nostra parte negli sforzi diffusi del governo (britannico, n.d.r.), dell’industria, delle istituzioni sportive e creative per limitare l’influenza globale della Russia attraverso il mezzo più forte possibile”, aggiungendo che “nelle circostante di questa aggressione militare ingiustificata e senza precedenti, sarebbe inaccettabile per il regime russo trarre vantaggio dal coinvolgimento di giocatori russi o bielorussi con il torneo”.

Djokovic, però, ha criticato questa decisione poche ore dopo la conferma. Parlando ai margini del Serbian Open, tennis ‘casalingo’ per il campione, Djokovic ha tracciato anche un parallelismo tra il conflitto in Ucraina e la guerra in Kosovo alla fine degli anni 90, quando era bambino: “Condannerò sempre la guerra, non sosterrò mai la guerra, essendo io stesso figlio della guerra”, ha detto.

Il campione ha proseguito così: “So quanto trauma emotivo lascia. In Serbia sappiamo tutti cosa avvenne nel 1999. Nei Balcani abbiamo avuto molte guerre nella storia recente. Tuttavia, non posso sostenere la decisione di Wimbledon, penso sia una follia. Quando la politica interferisce con lo sport, il risultato non è mai buono”.

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