Il confine tra Thailandia e Cambogia è teatro di violenti scontri armati che hanno riacceso una disputa territoriale centenaria, causando almeno 12 morti, tra cui 11 civili thailandesi e un soldato, e numerosi feriti. La situazione rappresenta l’escalation più grave degli ultimi dieci anni, con entrambe le nazioni che si accusano a vicenda di aver aperto il fuoco per prime. Scuole chiuse, checkpoint sigillati e un intervento della Cina per chiedere dialogo segnano un momento di alta tensione nel Sud-est asiatico.

Origini di un conflitto secolare

La disputa tra Thailandia e Cambogia affonda le sue radici in un passato lontano, quando i confini furono tracciati nel 1907 durante l’occupazione coloniale francese della Cambogia. Mappe imprecise hanno lasciato aree contese, come il Triangolo di Smeraldo, dove si sono verificati gli scontri più recenti, e il tempio di Preah Vihear, al centro di tensioni dal 2008, quando la Cambogia lo registrò come sito UNESCO, suscitando le proteste della Thailandia. Nel 1962 e nel 2013, la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha assegnato il tempio alla Cambogia, senza però risolvere le controversie sulle aree circostanti, alimentando un conflitto intermittente che ha già causato decine di morti negli ultimi decenni.

L’attuale crisi è iniziata il 28 maggio scorso, quando un soldato cambogiano è stato ucciso in uno scontro a fuoco nella zona contesa del Triangolo di Smeraldo. Da allora, entrambe le parti hanno adottato misure restrittive, come la chiusura dei valichi di frontiera e il blocco delle importazioni, alimentando un’escalation che ha raggiunto il culmine oggi con attacchi aerei thailandesi e accuse reciproche di aggressione.

Scontri mortali e accuse reciproche

Secondo le autorità thailandesi, gli scontri di giovedì sono iniziati intorno alle 06:30 vicino al tempio di Ta Moan Thom, un altro sito conteso. La Thailandia sostiene che le forze cambogiane abbiano aperto il fuoco per prime, utilizzando droni di sorveglianza e lanciarazzi BM-21, che hanno colpito aree residenziali in quattro province thailandesi: Surin, Sisaket, Ubon Ratchathani e Buriram. Tra le vittime, un bambino di 8 anni e un adolescente di 15 anni, uccisi durante i bombardamenti. Un totale di 24 persone, tra civili e militari, risultano ferite.

La Cambogia, d’altra parte, accusa la Thailandia di aver violato un accordo precedente avanzando verso il tempio e piazzando filo spinato. Secondo il portavoce del Ministero della Difesa cambogiano, Maly Socheata, i soldati thailandesi avrebbero aperto il fuoco “preventivamente” alle 08:46, costringendo le forze cambogiane a rispondere in “autodifesa”. Phnom Penh ha denunciato l’uso di armi pesanti e attacchi aerei thailandesi sul proprio territorio, definendoli “un’aggressione brutale e sconsiderata”.

Entrambe le parti hanno intensificato la presenza militare lungo il confine di 817 chilometri, con la Thailandia che ha chiuso tutti i 17 valichi di frontiera e la Cambogia che ha vietato l’importazione di frutta, verdura, carburante e film thailandesi. La situazione rimane volatile, con il rischio di ulteriori escalation.

Impatto sulle comunità locali

Gli scontri hanno avuto un impatto devastante sulle comunità di confine. In Thailandia, il Ministero dell’Istruzione ha ordinato la chiusura temporanea di 582 scuole nelle province di Surin, Sisaket e Buriram dopo che razzi cambogiani hanno colpito aree residenziali, uccidendo due studenti e ferendone altri due. Alcune scuole fuori dalle zone a rischio sono state trasformate in rifugi temporanei per gli sfollati. Il residente locale Sutian Phiwchan, del distretto di Ban Dan a Buriram, ha dichiarato alla BBC: “Stiamo evacuando, la situazione è davvero grave”.

Le autorità thailandesi hanno evacuato 40.000 civili da 86 villaggi vicini al confine, trasferendoli in rifugi fortificati con sacchi di sabbia e pneumatici. Un attacco a un ospedale, denunciato dal Ministro della Salute thailandese Somsak Thepsuthin, è stato definito un potenziale “crimine di guerra”, anche se non è stato ancora verificato indipendentemente.

In Cambogia, il governo ha organizzato una marcia di decine di migliaia di persone a Phnom Penh per sostenere la posizione dell’esecutivo e delle forze armate, un segnale del crescente fervore nazionalista. Il Primo Ministro Hun Manet ha dichiarato: “La Cambogia desidera risolvere i problemi pacificamente, ma non abbiamo altra scelta se non rispondere con la forza contro un’aggressione armata”.

Reazioni internazionali

La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per l’escalation. UNICEF ha chiesto a entrambe le parti di “esercitare la massima moderazione” per proteggere i civili, in particolare i bambini, sottolineando che “le scuole devono rimanere luoghi sicuri per l’apprendimento”. L’agenzia ha evidenziato la chiusura di centinaia di scuole e la morte di minori tra le vittime.

La Cina, che mantiene stretti legami con la Cambogia e buoni rapporti con la Thailandia, ha espresso “profonda preoccupazione” per gli scontri. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha dichiarato durante una conferenza stampa: “Siamo profondamente preoccupati per gli attuali sviluppi e speriamo che le due parti possano risolvere adeguatamente la questione attraverso il dialogo e la consultazione”. Ha aggiunto che la Cina continuerà a promuovere la pace e a svolgere un ruolo costruttivo per ridurre le tensioni.

Anche la Farnesina, il Ministero degli Esteri italiano, sta monitorando la situazione attraverso l’ambasciata a Bangkok, invitando i cittadini italiani a contattare l’unità di crisi in caso di emergenze. Il Ministro Antonio Tajani segue personalmente l’evoluzione della crisi.

Il Primo Ministro malese Anwar Ibrahim, attuale presidente dell’ASEAN, ha espresso preoccupazione e ha annunciato l’intenzione di parlare con i leader di entrambi i paesi per favorire il dialogo, sottolineando l’importanza di mantenere l’armonia tra i membri dell’associazione.