Il dramma di Letterio Buonomo, divorziato e solo, che non ha retto al peso dello sfratto esecutivo. Trovato un biglietto d’addio: “Non ce la faccio più”.
La tragedia è avvenuta nella mattinata di oggi, intorno alle 9.15, in via Puricelli Guerra, nel comune dell’hinterland milanese. Quando l’ufficiale giudiziario ha suonato al citofono per notificare l’atto esecutivo di sfratto, l’uomo si è diretto verso il balcone e si è gettato nel vuoto dal sesto piano. Inutili i soccorsi del 118, giunti tempestivamente con ambulanza e automedica: il decesso è stato constatato sul posto.
Si chiamava Letterio Buonomo, aveva 71 anni ed era originario di Messina. Divorziato e senza figli, viveva da solo nel suo appartamento di via Puricelli Guerra. Negli ultimi tempi si trovava in una situazione di forte difficoltà economica, con due anni di affitto arretrato. La proprietà aveva avviato la procedura di sfratto per morosità, che dopo vari rinvii era ormai divenuta esecutiva.
Quando l’ufficiale giudiziario è arrivato insieme a una pattuglia della Polizia e al proprietario di casa, l’uomo non ha voluto affrontare l’ennesima notifica. Poco dopo le 9, ha deciso di porre fine alla propria vita.
All’interno dell’abitazione, gli agenti hanno trovato un biglietto scritto di suo pugno: poche parole, ma sufficienti a raccontare una disperazione profonda. “Non ce la faccio più”.
Un dramma della solitudine e della precarietà
Letterio Buonomo era conosciuto nel condominio come una persona riservata. Da tempo viveva da solo, dopo il divorzio. Alcuni vicini lo descrivono come un uomo gentile ma sempre più chiuso in se stesso, soprattutto negli ultimi mesi, da quando la notifica dello sfratto era diventata realtà.
La procedura di rilascio dell’immobile, avviata dal Tribunale di Monza su richiesta del proprietario, era stata già rinviata più volte. Oggi, però, non c’erano più margini: la legge imponeva la riconsegna delle chiavi e l’intervento dell’ufficiale giudiziario, affiancato dalle forze dell’ordine per garantire l’esecuzione.
Un gesto disperato, quello di Letterio, che mette in luce un fenomeno sociale sempre più allarmante. In Italia, gli sfratti per morosità rappresentano la maggior parte delle esecuzioni immobiliari: secondo i dati del Ministero dell’Interno, oltre l’85% dei casi è legato a difficoltà economiche, spesso dovute a pensioni basse o perdita del lavoro.
Le parole di Ilaria Salis: “La crisi abitativa uccide”
La vicenda ha suscitato una forte ondata di reazioni, anche a livello politico. L’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra, Ilaria Salis, ha commentato l’accaduto con parole dure:
“Succede a Sesto San Giovanni, durante uno sfratto. La crisi abitativa uccide. Letteralmente. In un Paese civile, una delle massime priorità dovrebbe essere garantire a ogni persona un’abitazione dignitosa. E invece, in Italia, gli interessi economici dei privati vengono anteposti ai bisogni essenziali della popolazione. Poi i risultati sono questi… La casa non deve essere un privilegio, ma un diritto”.
La crisi abitativa in Lombardia
Negli ultimi anni, la Lombardia è tra le regioni più colpite dal fenomeno. Milano, Monza e la stessa Sesto San Giovanni hanno registrato un aumento costante degli sfratti per morosità. L’aumento dei canoni d’affitto, unito all’inflazione e alla difficoltà di accesso alle case popolari, ha reso la vita impossibile a molti cittadini fragili.
Le associazioni per il diritto alla casa sottolineano come servano misure urgenti:
- più alloggi sociali,
- moratorie per gli sfratti degli over 65,
- sostegni economici alle famiglie in difficoltà temporanea.
In molti casi, come quello di Buonomo, la solitudine e l’assenza di una rete di supporto aggravano situazioni già drammatiche.






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