Il presidente degli Stati Uniti interrompe ogni canale diplomatico con Caracas e ordina al suo inviato speciale di fermare i negoziati. Aumentano i timori di un’escalation militare.

Donald Trump ha deciso di sospendere tutti i contatti diplomatici con il Venezuela, ordinando al suo inviato speciale Richard Grenell di interrompere gli sforzi per avviare colloqui bilaterali con il governo di Nicolás Maduro. La notizia, riportata dal New York Times e confermata da fonti ufficiali, segna una brusca svolta nella politica statunitense nei confronti del Paese sudamericano e alimenta il rischio di una nuova crisi internazionale nel cuore dei Caraibi.

Un cambio di rotta nelle relazioni USA-Venezuela

La decisione di Trump arriva dopo mesi di tentativi di dialogo avviati da Grenell, che dal febbraio 2025 aveva mantenuto contatti diretti con alti funzionari venezuelani, inclusi incontri con il presidente Maduro.
Secondo il New York Times, il presidente americano ha personalmente contattato Grenell giovedì, ordinandogli di “cessare immediatamente ogni contatto” con Caracas.
Con questa mossa, la Casa Bianca chiude la porta a ogni iniziativa diplomatica che avrebbe potuto portare a una distensione dei rapporti. Una decisione che, secondo analisti politici, potrebbe preludere a un inasprimento militare nella regione.

Presenza militare americana nei Caraibi

Mentre la diplomazia viene congelata, la componente militare statunitense nel Mar dei Caraibi cresce. Gli Stati Uniti hanno schierato almeno otto navi da guerra, tra cui tre cacciatorpediniere, un incrociatore lanciamissili, una nave d’assalto anfibia e un sottomarino a propulsione nucleare, oltre a 4.500 marine. Washington sostiene che l’obiettivo della missione sia quello di contrastare il traffico di droga proveniente dal Venezuela, ma Caracas respinge con forza questa versione, definendola un pretesto per una provocazione militare. Il presidente venezuelano Maduro ha accusato più volte gli Stati Uniti di voler favorire “un cambio di regime”, sostenendo che l’amministrazione Trump stia tentando di imporre “governi fantoccio” nella regione, come riportato dall’agenzia Efe.

Gli avvistamenti dei jet americani sopra i cieli del Venezuela

Le tensioni sono ulteriormente aumentate dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino López, che giovedì ha denunciato la presenza di cinque aerei da combattimento statunitensi – presumibilmente F-35 – nei cieli di Maiquetía, area costiera non lontana da Caracas.

Secondo Padrino López, i radar di difesa venezuelani avrebbero rilevato la presenza dei jet, avvistamenti poi confermati da piloti di compagnie aeree internazionali in transito nella zona.
Il ministro ha definito l’episodio “una violazione della sovranità nazionale”, avvertendo che il Paese “non resterà a guardare” di fronte a possibili provocazioni.

Operazioni anti-droga o manovra di pressione?

Dalla scorsa estate, le forze armate statunitensi hanno intensificato le operazioni marittime nel sud dei Caraibi.
Secondo fonti ufficiali, almeno cinque imbarcazioni sospettate di trasportare droga sono state intercettate e distrutte, con la morte di oltre 20 persone coinvolte nelle operazioni.

Trump, dal canto suo, ha dichiarato che gli Stati Uniti si trovano “in un conflitto armato non internazionale con i cartelli della droga”, una definizione che di fatto legittima le operazioni militari extraterritoriali come azioni di autodifesa.

Tuttavia, osservatori internazionali sostengono che la strategia americana abbia un chiaro risvolto politico, volto a esercitare pressione diretta sul governo di Maduro, da anni nel mirino di Washington per presunte violazioni dei diritti umani e legami con reti di narcotraffico.

La posizione della Casa Bianca

Il 19 agosto, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt aveva anticipato l’indirizzo della nuova linea presidenziale: “Il presidente Trump è pronto a utilizzare ogni elemento del potere americano per combattere il narcotraffico”, ha dichiarato,
“senza escludere la possibilità di un’operazione militare in Venezuela.

Il Venezuela denuncia una “aggressione in corso”

Da parte sua, il governo venezuelano denuncia una “aggressione in corso” e accusa Washington di voler destabilizzare l’intera area caraibica.
Il presidente Maduro ha convocato una riunione straordinaria con il comando militare del Paese, chiedendo “vigilanza totale” sui confini marittimi e aerei. Secondo i media venezuelani, Caracas avrebbe anche chiesto il sostegno dei Paesi alleati – tra cui Cuba e Bolivia – nel caso di un’escalation militare.

FAQ

Perché Trump ha sospeso i contatti con il Venezuela?
Per ordine diretto del presidente, l’inviato speciale Richard Grenell ha interrotto ogni negoziato con il governo Maduro, segnando la fine del dialogo bilaterale.

Cosa sostiene Washington?
Gli Stati Uniti affermano di voler combattere il narcotraffico proveniente dal Venezuela, ma Caracas accusa Washington di usare questa motivazione come copertura per fini politici.

Quante forze americane sono presenti nei Caraibi?
Attualmente otto navi da guerra, un sottomarino a propulsione nucleare e circa 4.500 soldati sono schierati nella regione.

È possibile un intervento militare?
Secondo la Casa Bianca, non è escluso. La portavoce Leavitt ha dichiarato che Trump “è pronto a usare ogni elemento del potere americano”.