La notizia viene diffusa dal Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga. Il Lupo Claudio, trovato ferito, curato e rimesso in libertà, è l’ennesima vittima del bracconaggio italiano. Tutto, riferisce il Parco Nazionale, lascia pensare ad un atto di caccia illegale.

Il lupo (nella foto del Parco Nazionale) era stato dotato di un radiocollare tramite il quale veniva monitorato e studiato. Rientrava nel progetto Life MircoLupo, il cui scopo era quello di ampliare le conoscenze del canide selvatico e limitare l’impatto del randagismo canino.
Un volta libero, il lupo Claudio si era riunito al suo branco iniziando a frequentare un’area solo in parte ricadente in quella protetta. Negli ultimi tempi aveva abbandonato i suoi compagni ed era alla ricerca di un territorio in cui vivere. La direzione intrapresa era verso Nord. La sua storia, però, è finita dentro un fosso, ossia sotto un ponte del comune di Cessapalombo, alle porte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Si tratta di una violenza tanto grave quanto stupida – ha dichiarato Presidente del Parco Tommaso Navarra – che colpisce a morte l’intelligenza e la bellezza della natura nonché la storia identitaria della nostra comunità. Gli autori del fatto devono sapere che faremo di tutto per assicurarli alla giustizia. Il recente dibattito politico in merito all’approvazione di piani di gestione del lupo ha dimostrato, se ve ne era bisogno, di quanto poco si conosce il reale impatto della specie sulle attività umane e quanto, piuttosto, si attribuiscono al lupo danni che sono da attribuire a cani rinselvatichiti ed ibridi. La discussione dovrebbe spostarsi alla approvazione di regole chiare di gestione e conduzione di cani padronali, laddove gli stessi sono abbandonati in natura dall’uomo stesso. La morte di Lupo Claudio spero contribuisca almeno ad evitare un arretramento culturale che non ci possiamo permettere.”

Per il WWF Marche, intervenuto nella vicenda, la morte del lupo Claudio, rappresenta una doppia perdita. Si tratta, infatti, dell’ennesimo esemplare di Lupo che finisce vittima di bracconieri ormai senza freni; in secondo luogo perché è stato colpito un animale che, dopo essere stato vittima di un incidente tra Rocca Santa Maria e Torricella Sicura in provincia di Teramo, era stato curato e dotato di radiocollare.

Dunque, oltre al danno sulla specie, la sua perdita ha prodotto un danno economico e un danno scientifico essendo andata persa una fonte importante di acquisizione di informazioni sulla specie su cui sono stati fatti investimenti grazie al contributo dell’Unione Europea.

Anche il WWF auspica che i responsabili di questo vero e proprio crimine di natura possano essere individuati e puniti. “Purtroppo – hanno riferito Luciano Di Tizio, Delegato Abruzzo WWF Italia, e Dante Caserta, Vicepresidente WWF Italia – i precedenti non ci fanno ben sperare. Gli atti di bracconaggio restano nella stragrande maggioranza dei casi impuniti e anche quando vengono individuati i colpevoli le pene sono ridicole”. Proprio per questo il WWF ha presentato una proposta di legge per l’inasprimento delle pene a tutela della fauna selvatica protetta, proposta che è diventato il disegno di legge n. 1812 che però giace ancora in qualche cassetto della Camera dei Deputati.

Ogni anno in Italia muoiono circa 300 lupi per colpa della caccia illegale, di trappole, bocconi avvelenati e incidenti stradali.

Anche per questo – hanno concluso gli ambientalisti – è necessario stralciare qualsiasi ipotesi di abbattimento legale dei lupi dal Piano di gestione del Lupo presentato dal Ministero dell’Ambiente. I tantissimi cittadini italiani che hanno aderito alla campagna SOSLUPO del WWF Italia (oltre 190mila) hanno chiesto di tutelare il lupo, e non certo di consentirne gli abbattimenti”.

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