La Russia ha comunicato oggi, mercoledì 18 maggio, che altri 694 soldati ucraini, che difendevano l’acciaieria Azovstal di Mariupol, si sono arresi nelle ultime 24 ore e lo sforzo di Kiev di mantenere la posizione nel porto volge al termine. Questi soldati si uniscono agli alti 265 che si sono già arresi, sempre come riportato dal Ministero della Difesa di Mosca, portando così il totale a 959 in 48 ore.

Il secondo gruppo di difensori ucraini dell’Azovstal comprende 29 feriti che si vanno ad unire ai 51 soldati gravemente feriti che facevano parte della prima evacuazione. Resta poco chiaro il destino di questi militari. Alti funzionari a Mosca, infatti, minacciano persino il ricorso alla pena di morte, nonostante la promessa del Cremlino di trattarli “secondo gli standard internazionali”.

L’Ucraina non ha riconosciuto la resa dei soldati e propone di scambiarli con i prigionieri di guerra russi in un secondo mometo. Tuttavia, Vyacheslav Volodin, il presidente della camera bassa del parlamento russo, la Duma di Stato, ha disposto ai legislatori di redigere un ordine permanente che vieti lo scambio di truppe dell’Azovstal con i prigionieri di guerra di Mosca. Inoltre, Leonid Slutsky, che presiede il Comitato per le relazioni internazionali della Duma, ha chiesto un’eccezione alla moratoria della pena di morte per giustiziare le truppe, definite “bestie naziste”.

Poi, il ministero della Giustizia russo ha presentato una petizione alla Corte Suprema per dichiarare il reggimento Azov – nato nel 2014, di stanza a Mariupol all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina – un’organizzazione terroristica, aprendo così alla possibilità di perseguire i soldati evacuati dall’acciaieria.

Il comitato investigativo russo, che indaga sui crimini più gravi, ha affermato, infine, che intende interrogare i militari arresi senza indicare se saranno trattati come sospettati: “Gli investigatori russi identificheranno i nazionalisti, controlleranno il loro coinvolgimento nei crimini contro i civili e confronteranno le informazioni ottenute con altri dati disponibili nei fascicoli dei procedimenti penali”, ha affermato.

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