Il tribunale ucraino ha condannato oggi, lunedì 23 maggio, all’ergastolo un soldato russo per avere ucciso un civile disarmato. Si tratta della prima sentenza per crimini di guerra dall’invasione della Russia, cominciata il 23 febbraio scorso, quindi tre mesi fa esatti.
Vadim Shishimarin, 21 anni, si era dichiarato colpevole dell’uccisione del 62enne Oleksandr Shelipov nel villaggio nord-orientale di Chupakhivka, nella regione di Sumy, avvenuta il 28 febbraio, quattro giorni dopo l’ingresso delle truppe del Cremlino in Ucraina. Il giudice Serhiy Agafonov ha affermato che Shishimarin, eseguendo un “ordine penale” da parte di un soldato di grado superiore, ha sparato diversi colpi alla testa della vittima con un’arma automatica.
Shishimarin, che indossava una felpa con un cappuccio, ha assistito in silenzio al procedimento penale, in una ‘scatola di vetro’ rinforzata nell’aula del tribunale e non ha mostrato alcuna emozione durante la lettura ad alta voce del verdetto: è rimasto in piedi, a testa china, per tutta la durata del processo, ascoltando una traduttrice.
Il processo, cominciato appena la scorsa settimana, ha un enorme significato simbolico per l’Ucraina e un avvocato internazionale ha affermato a Reuters che potrebbe essere il primo di molti. Kiev, infatti, ha accusato la Russia di avere commesso molte atrocità e brutalità contro i civili, sostendendo di avere identificato oltre 10mila possibili crimini di guerra. Mosca ha spesso negato di avere preso di mira i civili durante la sua “operazione militare speciale”.
La dichiarazione di Shishimarin
Pochi giorni fa, il 21enne Vadim Shishimarin, sergente, rivolgendosi alla moglie del 62enne che ha ammesso di avere ucciso, ha detto: “So che non sarai in grado di perdonarmi ma comunque ti chiedo perdono”. Ha raccontato alla corte di avere sparato all’uomo mentre, insieme ad altri soldati, si stava ritirando per cercare di ricongiungersi alle altre unità in Russia. I militari hanno trovato un’auto civile, una Volkswagen, che hanno rubato: “Volevamo arrivare dove si trovava il nostro esercito e tornare in Russia”, ha detto il 21enne.
E ancora: “Durante il nostro viaggio, mentre guidavamo, abbiamo visto un uomo. Stava parlando al telefono”. Shishimarin ha rivelato che un altro soldato russo, che non era il suo comandante, “mi ha detto di sparare. Ha cominciato a dire con tono energico che avrei dovuto fare fuoco, dicendomi che quell’uomo rappresentava un pericolo e così gli ho sparato a breve distanza, uccidendolo”.
La reazione del Cremlino
Mosca si è detta preoccupata per la sorte di Vadim Shishimarin. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha affermato: “Siamo naturalmente preoccupati per le sorti del nostro cittadino, non abbiamo molte opportunità di proteggere i suoi interessi sul posto poiché a Kiev le istituzioni straniere in realtà non hanno attività”. Però, il portavoce ha aggiunto che questo non impedirà a Mosca di valutare la possibilitaà di “fare tentativi attraverso altri canali”.
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