Già da domani si potrebbe aprire la caccia ai lupi in Italia. Lo affermano ENPA, LAC, LAV, Legambiente, LIPU, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, che ricordano come proprio a partire da martedì la Conferenza Stato Regioni sarà chiamata ad approvare il nuovo piano nazionale di conservazione che prevede anche l’uccisione dei lupi. Dopo 46 anni di protezione assoluta, affermano i protezionisti, che hanno consentito di allontanare lo spettro dell’estinzione, ora il nostro Paese vuole invertire la rotta consentendo di uccidere i lupi.

Una scelta molto grave, “tecnicamente inefficace ed eticamente inaccettabile“. La frecciata principale, nella speranza che il Governo blocchi il Piano, è ovviamente rivolta al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni “come colui che, dopo 46 anni, ha riaperto la caccia ai lupi“. Non solo, sempre ad avviso delle associazioni istituire la caccia al lupo è contro qualsiasi logica ed etica ambientale e rischia di rimettere in discussione lo stato di conservazione in Italia, anche attraverso un indiretto ma probabilissimo incentivo agli atti di bracconaggio contro la specie.

Il Presidente Gentiloni è chiamato dunque ad una riflessione in considerazione dell’alto incarico istituzionale che ricopre e della sua stessa esperienza in campo ambientalista, visto anche il passato da direttore di un’importante testata giornalistica specializzata in questo campo.

In sintesi, per i lupi non sono possibili abbattimenti realmente selettivi e gli effetti di tali abbattimenti sono sempre imprevedibili. I comportamenti predatori non diminuirebbero ma potrebbero invece aggravarsi, come successo in altri Paesi. “Infine, la misura degli abbattimenti non avrebbe alcun effetto positivo sulle tensioni sociali e anzi potrebbe aggravarle, con la richiesta di nuovi e continui abbattimenti e una maggiore tolleranza verso atti di bracconaggio e di “giustizia” privata. La riapertura della caccia al lupo vanificherebbe di fatto i contenuti positivi del piano, che prevede numerose azioni con l’obiettivo di diminuire la conflittualità sul territorio tra gli interessi umani, la presenza del lupo e rilevanti attività a tutela del lupo, quali il contrasto del bracconaggio e la prevenzione delle ibridazioni tra lupi e cani, causa dei maggiori contrasti con le attività produttive sul territorio. Tra le previsioni del piano, si rileva con favore la cancellazione, rispetto alla prima stesura di ottobre 2015, della possibilità di abbattimento dei cani vaganti, per la cui gestione è invece prevista una più puntuale e decisa applicazione, da parte delle Regioni, delle misure previste dalla legge nazionale 281/91 sulla prevenzione del randagismo”.

Il nuovo piano – concludono le associazioni – proprio perché concepito allo scopo di migliorare la convivenza tra gli interessi umani e le popolazioni di lupo, non può dunque prevedere il consueto, inefficace, antiquato ricorso al metodo venatorio, ancor di più perché eticamente inaccettabile. Per questo motivo chiediamo ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, che martedì saranno chiamati a votare il piano nella conferenza Stato Regioni, di pretendere l’eliminazione del paragrafo che intende consentire l’uccisione dei lupi. Diversamente, per il nostro Paese, riconosciuto all’avanguardia a livello internazionale nella conservazione del lupo con una legge che vieta gli abbattimenti dal 1971, sarebbe un grave errore e un clamoroso ritorno al passato.”

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