È morto a Ginevra, in Svizzera, all’età di 86 anni, Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di Umberto II, l’ultimo re d’Italia, e di Maria José. A darne l’annuncio una nota della Real Casa di Savoia: “Alle ore 7.05 di questa mattina, 3 febbraio 2024, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla sua famiglia, si è serenamente spento in Ginevra”.

Se ci fosse stata ancora la Monarchia in Italia, oggi staremmo piangendo la morte del Re?

A questa domanda ha risposto Michele Pivetti Gagliardi, vice presidente nazionale dell’Unione Monarchica Italiana (UMI): “No, è morto il figlio del Re. Non è la stessa cosa. Vittorio Emanuele era il discendente ereditario sotto il profilo civilistico e non sotto quello dinastico dal 1970. Il pretendente al Trono secondo le millenarie leggi di Casa Savoia è SAR Aimone di Savoia-Aosta“.

E come valuta l’impatto di Vittorio Emanuele di Savoia sull’immagine di Casa Savoia nel corso degli anni?

“Purtroppo negativo. Vittorio Emanuele ha riempito le cronache dei giornali con i suoi tanti guai giudiziari. Non è stato un bene per la Casa”.

Ci sono piani o iniziative che l’UMI intende intraprendere per onorare la memoria di Vittorio Emanuele di Savoia?

“Nessuno. Ci stringiamo alla famiglia Savoia per la dipartita del loro congiunto. Non occorre altro”.

Qual è la sua opinione sul futuro di Casa Savoia e sul ruolo che potrebbe avere nell’Italia di oggi?

“La Casa Savoia Aosta ha un futuro certamente roseo, la Monarchia oggi in Italia sarebbe la panacea di tutti i mali che dalla politica derivano. Ma è un discorso lungo e di difficile comprensione per i più. Le dico solo che sottrarre il Quirinale alla lotteria delle poltrone equivarrebbe ad avere un arbitro imparziale e non uno dei giocatori con una maglia ben definita. Prima o poi il dogma del dopoguerra rappresentato dall’art. 139 della Costituzione (La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale., n.d.r.) cadrà e noi saremo lì pronti a proporre l’alternativa”.