“Ripartire da Messina e dalla memoria di quei giorni che settant’anni fa gettarono le basi dell’unificazione, per costruire un’Europa più innovativa, più forte, più coesa”.
Con queste parole il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha aperto oggi le celebrazioni per i 70 anni dalla storica Conferenza di Messina e Taormina, punto di svolta nel processo di integrazione europea che avrebbe condotto, nel 1957, alla firma dei Trattati di Roma.

L’evento si è svolto nella rinnovata sala di Palazzo Zanca, nel capoluogo peloritano, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni italiane ed europee, fra cui il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, i rappresentanti dei Paesi fondatori della Ceca – Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – e quelli del trio di Presidenza del Consiglio dell’Unione europea: Polonia, Cipro e Danimarca.
Il valore storico e simbolico della Conferenza di Messina
Era il giugno del 1955 quando, su impulso del ministro degli Esteri italiano Gaetano Martino, i sei ministri degli Esteri degli Stati membri della Comunità europea del carbone e dell’acciaio si riunirono in Sicilia per rilanciare un progetto d’integrazione europea compromesso dal fallimento della Comunità Europea di Difesa.
La scelta di Messina, ha sottolineato Schifani, non fu casuale: “L’Italia volle accendere i riflettori su una zona periferica e marginale, capace però di offrire un valore aggiunto grazie alla sua bellezza, all’accoglienza e alla vocazione mediterranea”.

Secondo il presidente della Regione, la Conferenza di Messina ha rappresentato “una svolta politica e istituzionale senza la quale non si sarebbe mai giunti, in pochi mesi, alla firma dei Trattati di Roma e alla nascita della Comunità Economica Europea”.
Sicilia ponte tra passato e futuro dell’Europa
Nel suo intervento, Schifani ha tracciato un parallelismo tra la Sicilia di allora e quella di oggi, chiamata nuovamente a giocare un ruolo da protagonista nel dibattito sul futuro del continente. “La Sicilia saprà offrire il suo contributo nel segno indelebile impresso dall’esperienza della Conferenza”, ha dichiarato il governatore, sottolineando come l’isola, “terra di incontri e di scontri”, rappresenti ancora oggi una cerniera strategica tra Nord e Sud del Mediterraneo, un punto di contatto tra Europa e Africa.

Citazioni significative sono state dedicate anche al pensiero di Robert Schuman e Jean Monnet, tra i padri fondatori dell’Unione, nel ricordare che «l’Europa si farà nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni che si daranno a queste crisi”.
Le nuove sfide dell’integrazione
Nel corso della cerimonia si è riflettuto anche sulle sfide attuali che l’Unione europea è chiamata ad affrontare: dalla difesa comune alla cooperazione economica e sociale, fino ai grandi programmi per il futuro come NextGenerationEU, RepowerEU e il ReArm Europe Plan-Readiness 2030.
“Il cammino dell’Europa non è terminato – ha concluso Schifani – ma proprio da Messina, settant’anni fa, si fece un significativo salto di qualità. Oggi siamo chiamati ad affrontare nuove crisi con rinnovato spirito di unità, rafforzando le istituzioni democratiche europee e investendo nella coesione e nella solidarietà”.
Tra memoria e prospettive: Messina cuore dell’Europa
Le celebrazioni, ospitate nell’ambito del Festival Taobuk, hanno voluto rendere omaggio alla visione politica di Gaetano Martino e al coraggio dei leader che nel 1955 scelsero la strada dell’integrazione. Ma sono state anche l’occasione per ribadire l’attualità di quella scelta e per riaffermare il ruolo della Sicilia nel cuore dell’Europa.
Da Messina a Bruxelles, passando per Roma, il filo conduttore resta lo stesso: un’Europa unita non può prescindere dalle sue periferie e dal contributo di territori come la Sicilia, capaci di fare da ponte tra civiltà, culture e orizzonti geopolitici.
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