Alunni e insegnanti dell’istituto comprensivo Perez Calcutta  a Palermo sono in pena per Elisa, la piccola bimba di otto anni disabile costretta in carrozzina, che si trova in queste ore a Kiev.

La mamma Elena Pastux, insieme ad Elisa che vive da anni a Palermo, è tornata in Ucraina per prendere la sorella della bimba. La mamma ha deciso di tornare in patria per portare a Palermo anche la seconda figlia. A scuola la notizia ha provocato tanta apprensione.

“Abbiamo appreso che la nostra alunna si trova con la mamma in Ucraina siamo molto preoccupati per lei e la sua famiglia – dice la dirigente scolastica della scuola Grazia Pappalardo – Chiediamo ai soggetti competenti in materia  e a quanti sono nelle possibilità di farlo di adoperarsi perché la bambina insieme alla mamma e alla sorella rientri al più presto a Palermo  per poter riprendere la sua vita normale sottraendola al pericolo e risparmiandole  disagi e sofferenze che per lei è più difficile affrontare”.

Tutti ricordano la bimba e per tanti la notizia della sua presenza in Ucraina ha provocato tanta commozione.  “Ho avuto la fortuna di conoscere Elisa e la sua famiglia – Valeria Zinna lo scorso anno scolastico era l’operatrice specializzata dell’alunna – La piccola ha diverse  patologie che richiedono attenzioni e cure particolari. È necessario fare qualcosa e aiutare la famiglia a rientrare al più presto. La vita è stata già dura con questa famiglia, occorre intervenire al più presto e trovare una soluzione. Facciamo in modo che le sofferenze già pesanti di questa bambina non siano ulteriormente aggravate da questa drammatica situazione”.

La madre l’abbiamo raggiunta attraverso i social. “Qui la situazione è drammatica – dice la mamma -Ero venuta a Kiev per portare via da qui la mia seconda figlia, ora siamo bloccate qui e non possiamo tornare in Italia.  Siamo io, mia figlia di 23 anni ed Elisa di 8 anni disabile”. A Kiev la situazione è davvero terribile “Stamattina in città i russi hanno bombardato la zona vicino all’aeroporto. Sentiamo continuamente le sirene d’allarme suonare e abbiamo paura”. Al momento la situazione in città è abbastanza tranquilla: i supermercati sono aperti e il cibo c’è, ma l’acqua comincia a scarseggiare. “Siamo andati a comprare qualcosa da mangiare, c’è folla ovunque. Negozi e farmacie sono prese d’assalto. Ci sono macchine in coda per mettere benzina. E per strada si vede tanta gente con le valigie che cerca di scappare”.

Elena e le sue figlie, Elisa e Litiia, vorrebbero lasciare la città ma l’aeroporto è chiuso e i treni non partono. Avevano un biglietto aereo per Roma il 3 marzo ma stamattina tutto è cambiato.

“Le valigie sono pronte – continua – e stiamo cercando il modo di raggiungere la frontiera con l’Ungheria da dove poi possiamo prendere un aereo per arrivare in Italia, ma al momento non sappiamo come fare. Abbiamo contattato l’ambasciata italiana a Kiev ma ci hanno detto che non possono aiutarci consigliandoci di restare a casa”. La guerra continua e i bombardamenti non si fermano. “Ho sentito – scrive – un’esplosione. Io mi trovo in un appartamento all’ottavo piano e mia figlia piccola è nel passeggino, è disabile e non cammina. Se la situazione dovesse precipitare dobbiamo scappare e raggiungere il rifugio antiaereo, in città ce ne sono diversi”.

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