Temono di perdere il posto di lavoro e di ritrovarsi senza alcuna fonte di reddito. E’ la preoccupazione condivisa dai 120 dipendenti della Selital di Carini, appartenente ad un gruppo societario la cui storia diventa giorno dopo giorno sempre più complessa.
Selital è un’azienda impegnata nella produzione di schede elettroniche per conto di importanti Clienti internazionali nei settori Automotive e Telecomunicazioni. L’Azienda ha due siti per un totale di 135 dipendenti, a Settimo Milanese (15 unità lavorative) e a Carini (120 unità come già detto), fa parte del Selcom Group, player internazionale EMS (Electronic Manufacturing Services) ed ODM (Original Design Manufacuring) con stabilimenti in Italia, Tunisia e Cina.
In totale, il Gruppo Selcom impegna nei siti italiani (Bologna, Longarone, Palermo, Milano), 770 persone.
Nel corso di un incontro tenutosi il 7 settembre presso il Ministero dello Sviluppo Economico, la proprietà ha reso noto il grave stato di crisi economico finanziario che rischia di compromettere nel brevissimo termine la sopravvivenza dell’intero Gruppo, nonostante le prestazioni dell’azienda, in termini di fatturato e di risultato economico, siano positive e con trend di netto miglioramento rispetto al passato.
L’azienda ha spiegato che le strade individuate per uscire dalla crisi (cessione di una attività aziendale presso Bologna, ed avvio delle trattative per una immissione di liquidità da parte di un fondo straniero) sembrerebbero quasi compromesse.
Lo scenario che si va profilando, in mancanza di una diversa soluzione e nonostante ci siano in corso tentativi per riaprire le trattative, sarebbe quindi di una chiusura di tutti i siti italiani con gravi ricadute occupazionali e con la perdita di una realtà produttiva innovativa e quasi unica nel panorama industriale nazionale, già impoverito da anni di crisi economica.
Lo spartiacque potrebbe essere oggi 14 settembre, giorno in cui i revisori dei conti dovrebbero approvare o meno il bilancio 2015, col rischio concreto del fallimento.
La rappresentanza Sindacale del sito di Palermo ha indetto un sit-in davanti ai cancelli della fabbrica per venerdì 16 settembre, data in cui si riuniranno presso il Ministero dello sviluppo Economico, a Roma, tutte le parti in causa (proprietà, rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, parti sociali).
Le RSU e le segreterie territoriali chiedono con urgenza l’intervento delle istituzioni Regionali Siciliane, affinché venga fatto tutto il possibile per scongiurare una nuova disastrosa perdita di posti di lavoro (tra dipendenti ed indotto) e un irreversibile impoverimento del tessuto industriale locale.
La RSU esprime la propria preoccupazione per la tenuta del gruppo, per il futuro di tutti i lavoratori e colleghi dei siti Italiani di Bologna, Longarone e Milano, ed in particolare per la realtà locale di Carini (Palermo) che temono possa essere particolarmente penalizzata anche in virtù della propria natura di stabilimento delocalizzato al Sud; una tale eventualità innescherebbe azioni di lotta a difesa dei posti di lavoro, così come accaduto nel recente passato.









Commenta con Facebook