Quando i tempi sono bui, di crisi e preoccupazione, ciò che rassicura è quel che è già conosciuto. Una massima assoluta e generalista che, adesso, sembra applicabile anche in politica. Così l’onda del cambiamento ha sbattuto violentemente contro il muro della sicurezza, del ‘tinto conosciuto’.

E’ un po’ questa la sintesi di quanto accaduto ieri e consolidato nel corso della notte con l’analisi dei dati. I siciliani, impauriti, hanno scelto di non cambiare e votare ancora il ‘meno peggio’. Non si parla solo del cinque volte sindaco di Palermo Leoluca Orlando ma anche di tanti altri primi cittadini pluriblasonati da questo incarico, che hanno ricoperto in passato e sono tornati a ricoprire dopo anni.

Non ce ne vogliano tutti, da Orlando in giù. Il ‘meno peggio’ non sta ad indicare la qualità della persona o delle capacità e scelte amministrative, ma solo un luogo comune, un modo di leggere i fatti ‘alla siciliana’.

Così oltre ad Orlando, torna sulla poltrona di primo cittadino, ad esempio, a Lampedusa quel Totò Martello che sindaco era stato fino al 2001. Gli isolani hanno liquidato la Giusi Nicolini tanto nota in tutto il mondo ma poco gradita a casa a quanto sembra.

Torna a fare il sindaco un altro ‘grande vecchio’ della politica. Giovanni Burtone è il nuovo – si fà per dire – sindaco di Militello Val di Catania. Come per Orlando, poi, è sindaco per la quinta volta in carriera Nino Di Guardo a Misterbianco.

La lista è lunga e se ne potrebbero nominare molti altri. La tendenza è però chiara senza dover allungare questa lista. Ma c’è un altro elemento importante in questa elezione che ha fatto la differenza ed è il quorum.

Per contrastare contrastare l’astensionismo e risparmiare, ecco cosa si sono inventanti alla Regione: il quorum al 40% per l’elezione al primo turno. Insomma si diventa sindaco con il 40% delle preferenze più una. Non occorre neanche la metà precedentemente prevista per evitare il ballottaggio.

E il rinnovamento che fine ha fatto? A Palermo i cinque stelle sconfitti segnano a loro favore, però, una buona presenza in Consiglio comunale che è tre o quattro volte in più rispetto a cinque anni fa. Na questa crescita è comunque l’unico segnale di novità. Per il resto a Palermo Orlando sconfigge Ferrandelli come nel 2012 solo che stavolta, grazie alla nuova legge, non gli serve neanche il ballottaggio. Grandi segnali di innovazione.

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