Un fragoroso silenzio! La politica siciliana tace da destra a sinistra dopo l’attacco del leader di Azione Carlo Calenda che vuole abolire lo Statuto Autonomistico siciliano. Ad accorgersene sembra essere stato soltanto il segretario della Dc Stefano Cirillo  “Sento un forte imbarazzo per il silenzio di tutti gli eletti alla Camera e al Senato nei collegi siciliani di fronte alle gravi affermazioni di Carlo Calenda. Nessuna voce di dissenso, nessuna presa di posizione contro dichiarazioni che offendono la storia e l’identità della Sicilia”.

Urge una riforma elettorale

“Questo silenzio dimostra ancora una volta quanto sia urgente una riforma della legge elettorale: i territori devono essere rappresentati da figure realmente scelte dal popolo e non imposte dall’alto. Troppo spesso, una volta conquistato il seggio, i parlamentari dimenticano da chi e dove sono stati eletti. Calenda, senatore fuori luogo per la Sicilia, dice di voler abolire lo Statuto speciale senza che un solo eletto nei collegi siciliani abbia avuto il coraggio di opporsi. Eppure, il suo compito dovrebbe essere quello di difendere i diritti dell’isola, non di attaccarli”.

Il principio di insularità dimenticato

“Invece di battersi per l’applicazione del principio di insularità – recentemente inserito in Costituzione – Calenda si comporta come Trump con la Groenlandia: anziché tutelare la regione che lo ha votato, pensa di poterle togliere l’autonomia. Un atteggiamento grave che denota non solo una scarsa considerazione per la Sicilia, ma – prosegue Cirillo – anche un’ingerenza in spazi  costituzionali che, al contrario, dovrebbero essere rafforzati e applicati con maggiore efficacia”.

“Forse, come Trump credeva di poter acquistare il Canada, Calenda ritiene che la Sicilia sia un pezzo da barattare in una partita di Monopoli. Un’idea offensiva per tutti i siciliani che invece di vedere un loro rappresentante tutelare gli interessi dell’isola, assistono a dichiarazioni che ne sviliscono l’identità e l’autonomia. Se non è in grado di rispettare gli elettori che lo hanno votato – e che ha evidentemente preso in giro – farebbe meglio a dimettersi. E ci risparmi, almeno, le sue stucchevoli lezioni ogni volta che mette piede in Sicilia, frutto di un ignoranza artificiale, che propina ai siciliani. Da siciliano – conclude Cirillo – , credo che la vera iattura non sia lo Statuto Speciale, come sostiene Calenda, ma il fatto che qualcuno come lui sieda in Senato a rappresentare la Sicilia”.

Cosa aveva detto Calenda, la strategia bifronte

Carlo calenda aveva inserito questi concetti9 nella sua relazione al congresso del partito a Roma. Abolire lo Statuto autonomistico siciliano da un alto ma con l’occhiolino strizzato al centrodestra dall’altro era stata la sua strategia bifronte dal palco del Congresso di Azione.

Lo Statuto siciliano

“C’è una Regione, la Sicilia, che ha avuto la iattura di avere lo Statuto speciale. Oggi spende pro capite quanto la Lombardia ma le persone devono aspettare 8 mesi per una biopsia. Quella roba va levata, ci vogliono i poteri sostitutivi” aveva detto il leader di Azione nel suo discorso introduttivo al congresso del suo partito a Roma. ma anche se lo dice a Roma il suo attacco diretto e indiscriminato allo Statuto siciliano non passa inosservato in Sicilia.

Togliere alla Sicilia il controllo della sanità

“La sanità non va più gestita dalle regioni, vanno levate le competenze a chi ha dimostrato di non saperla gestire strutturalmente” aveva aggiunto ancora Calenda attaccando su tutti i fronti lo Statuto “In Sicilia c’è un feudalesimo che va distrutto”.

Ma poi aveva cambiato argomento aprendo a destra ed al governo e attaccando le opposizioni come centro della grande confusione democratica e alla Schlein mandava a dire: “basta con questo ‘campo largo’, il Movimento cinquestelle non può essere un partner; di certo non lo è per Azione che si è chiamata fuori da quel campo”.