Abolire lo Statuto autonomistico siciliano da un alto ma con l’occhiolino strizzato al centrodestra dall’altro. Carlo Calenda sembra “strabico” dal palco del Congresso di Azione ma forse non lo è poi quanto sembra. Con un colpo al cerchio ed una alla botte riesce ad ottenere aperture, polemica e visibilità.
Lo Statuto siciliano
“C’è una Regione, la Sicilia, che ha avuto la iattura di avere lo Statuto speciale. Oggi spende pro capite quanto la Lombardia ma le persone devono aspettare 8 mesi per una biopsia. Quella roba va levata, ci vogliono i poteri sostitutivi”.
Dice il leader di Azione nel suo discorso introduttivo al congresso del suo partito a Roma. ma anche se lo dice a roma il suo attacco diretto e indiscriminato allo Statuto siciliano non passa inosservato in Sicilia.
Scontro con la Dc
“Carlo Calenda vuole colpire proprio i siciliani che, purtroppo, lo hanno eletto, e si permette di dichiarare che in Sicilia lo Statuto speciale va abolito. Un’affermazione grave, che dimostra una
visione semplicistica e superficiale dei problemi dell’Isola. Lo Statuto speciale non è una ‘iattura’, ma il frutto di battaglie storiche per l’autonomia e l’autodeterminazione. Se oggi la sanità siciliana ha delle criticità, la colpa non è dello Statuto, ma di una gestione politica che spesso è stata inadeguata, anche per scelte imposte da Roma” gli risponde a muso duro Stefano Cirillo, segretario regionale della DC, già protagonista di polemiche dal vivo con Calenda.
Togliere alla Sicilia il controllo della sanità
“La sanità non va più gestita dalle regioni, vanno levate le competenze a chi ha dimostrato di non saperla gestire strutturalmente” dice ancora Calenda attaccando su tutti i fronti lo Statuto “In Sicilia c’è un feudalesimo che va distrutto”.
Ma ancora Cirillo da Palermo replica “Invece di invocare l’abolizione dell’autonomia, bisognerebbe battersi per il pieno rispetto dello Statuto, che garantisce risorse e poteri che lo Stato centrale non ha mai realmente concesso alla Sicilia. Servono serietà – continua Cirillo -, investimenti e una classe dirigente capace, non la cancellazione di un principio costituzionale che tutela il diritto dei siciliani a governarsi”.
“Chi crede che la soluzione ai problemi della Sicilia sia la fine dell’autonomia dimostra di non conoscere né la storia né la realtà dell’Isola. E Calenda non fa eccezione: con il solito paradosso che lo contraddistingue, è stato eletto nel collegio della Sicilia occidentale al Senato, ma continua a trattare la Regione con arroganza e disinteresse, come una semplice colonia elettorale da sfruttare”,
conclude.
L’avvicinamento a destra
Ma Calenda non lancia solo attacchi indiscriminati allo Statuto. mentre se la prende con la Sicilia apre, invece, a destra ed al governo attaccando le opposizioni come centro della grande confusione democratica e alla Schlein manda a dire: “basta con questo ‘campo largo’, il Movimento cinquestelle non può essere un partner; di certo non lo è per Azione che si è chiamata fuori da quel campo”.
E così, al centro,m non prende solo la risposta della Dc ma anche l’apertura di Noi Moderati “Sono apprezzabili e condivisibili le parole di Carlo Calenda quando descrive la situazione di confusione che vive il centrosinistra. Una coalizione, questa, alla quale non vuole appartenere. E’ vero: Pd e M5S hanno poche idee e ben confuse. La visione liberale e centrista di Azione ha molti punti in comune con il centrodestra e con il progetto popolare. Una vicinanza di idee e valori che merita una seria riflessione” dice Saverio Romano coordinatore politico del partito di Lupi del quale è rappresentante forte proprio in Sicilia.
L’equilibrismo è servito
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