“L’intesa tra la Regione siciliana e lo Stato costituisce il miglior risultato possibile per poter far fronte alle improrogabili esigenze dei Liberi consorzi e delle Città metropolitane siciliane e scongiurarne il dissesto che provocherebbe la paralisi dei servizi e degli investimenti”.

Cosi’ Giusi Bartolozzi, deputata di FI, eletta in Sicilia, sposa il risultato ottenuto ieri dal governo Musumeci

“È evidente che si tratta di una soluzione tampone, come ha precisato il Presidente Musumeci, che rende disponibili risorse immediate (100 milioni di euro) – in aggiunta ai 102 milioni di euro già erogati ad aprile dalla Regione – ed introduce significative modifiche normative che consentono l’approvazione dei bilanci e rendiconti fermi da anni. L’apprezzamento dell’AnciSicilia e dei sindacati confederali regionali rafforza l’impegno di una Sicilia unita nel rivendicare parità di diritti e non privilegi. A regime potrà finalmente essere superata l’odiosa discriminazione delle Province siciliane costrette ad un prelievo forzoso superiore a quello delle altre province italiane, frutto dell’insipienza del governo del PD che in Sicilia ha mortificato gli Enti di area vasta. In occasione della prossima legge di bilancio statale – conclude – presenteremo gli emendamenti per il recupero del pregresso”.

Ma c’è anche chi parla di accordo scandaloso come la deputata di Forza Italia Stefania Prestigiacomo: “Si attingono risorse dal fondo sviluppo e coesione, ovvero dal fondo per gli investimenti infrastrutturali necessari per la Sicilia per finanziare la spesa corrente. Non si è conquistato un euro vero, il conto lo pagheremo noi e solo noi. Una gran bella soluzione!”

“La Sicilia meritava e doveva pretendere il medesimo trattamento ottenuto da tutte le altre province italiane a cui è stato invece riconosciuto il diritto alla restituzione dei fondi perduti con risorse di parte corrente. Il Governo Regionale accettando questa proposta scandalosa ha svenduto i diritti dei siciliani, dimostrandosi penoso vassallo del Governo nazionale. I fondi delle ex province, oltre 243 milioni, che nel resto di Italia sono stati restituiti, solo alla Sicilia sono rimasti ‘confiscati’ da Roma. Viene quasi da rimpiangere Crocetta. Complimenti!”.

“Mesi e mesi di lavoro calpestati dall’arroganza e dalla prepotenza del governo gialloverde che in maniera truffaldina ha deciso di superare la questione del prelievo forzoso delle ex province sottraendo i fondi già stanziati per le infrastrutture di una terra che ha fame di sviluppo e utilizzandoli per la spesa corrente – dice, invece, il deputato di Forza Italia Nino Germanà -. Tutto ciò in controtendenza alle dichiarazioni di Salvini, secondo cui ‘le province dovrebbero sistemare scuole e strade, non hanno soldi e non sanno che fare’. Questa è la conferma che quelle del vicepremier leghista sono solo dichiarazioni da campagna elettorale. Per tamponare una falla, il governo ha preferito compromettere la crescita e il futuro della regione. Noi siciliani siamo, purtroppo, destinati a rimanere cittadini di serie B”.

Lo scontro interno a Forza Italia appare evidente. Gli azzurri sono chiaramente divisi in due diverse correnti. Ma le bordate arrivano anche da altri ‘fianchi’ della coalizione. “I 150 milioni proposti dall’inedita coppia Armao-Villarosa (102 oltre i 100 già stabiliti e i 45 del rifinanziamento del piano regionale triennale da 140 milioni, ndr)  non bastano neanche per il 2019 e per la copertura dei deficit degli anni precedenti. Si tratta di briciole che non bastano a risolvere la situazione” afferma il Sindaco della Città metropolitana di Messina Cateno De Luca commentando l’intesa tra governo nazionale e regionale sulle risorse alle ex province.

“Il sentiero – sottolinea De Luca – è quello che noi avevamo individuato di utilizzo dei fondi Fsc ma mi pare evidente che questo percorso abbia evidenti limiti. I bilanci degli enti locali sono triennali e la realizzazione di molti interventi infrastrutturali si articola in almeno tre anni quindi la soluzione proposta non consente di avviare le gare di appalto per mettere in sicurezza strade, ponti, scuole e tante opere strategiche per lo sviluppo del territorio”.

“Ci siamo stancati di essere tenuti al guinzaglio con soluzioni di breve periodo. La marcia del 15 maggio a Palermo – conclude il sindaco di Messina – si farà perché non c’è una soluzione definitiva del problema”.

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