I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Palermo, hanno eseguito un’ordinanza, emessa dal gip di Palermo di sospensione dell’attività per 12 mesi.

Gli accertamenti dei militari del 2° Nucleo operativo metropolitano di Palermo nonostante la mancanza della documentazione contabile della società che fornisce macchinari edili sono riusciti a ricostruire il giro d’affari dell’imprenditore e contestando oltre un milione e 200 mila euro di ricavi mai dichiarati al fisco. Su quanto raccolto è scattato il provvedimento interdittivo.

Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto il sequestro di beni sino alla concorrenza dell’imposta evasa per  215.699 euro. Sono scattati i sigilli all’intero complesso aziendale comprensivo di capitale sociale, 5 veicoli speciali (piattaforme aeree, ragni cingolati e transpallet), 2 piattaforme semoventi, 2 autoveicoli e un ciclomotore, oltre alle disponibilità finanziarie presenti sui conti correnti.

L’attività di servizio si pone a contrasto dell’evasione fiscale che costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli.

Maxi confisca da 127 milioni all’imprenditore marsalese

Alcuni mesi addietro la sezione Misure di prevenzione della Corte d’appello di Palermo ha confermato la confisca dei beni, stimato in 127 milioni di euro, a Michele Angelo Licata, di 59 anni. L’imprenditore marsalese, ex leader in Sicilia occidentale nel settore ristorazione e alberghiero, secondo quanto ricostruito dalle fiamme gialle era al centro di un’indagine della Guardia di finanza per evasione fiscale.

In primo grado il Tribunale di Trapani aveva disposto un parziale dissequestro, ma su immediato ricorso della Procura, nel 2019, la Corte d’appello ne aveva sospeso la provvisoria esecutività, ritenendo che ci fosse il pericolo che, restituendo circa la metà dei beni sequestrati all’imprenditore, questi potessero essere “dispersi”. Sicuramente continueranno le indagini della guardia di finanza, anche per stabilire se ci siano gli estremi per ulteriori illeciti o se il tutto sia giunto ad una conclusione. La Corte d’appello, oltre alla confisca, ha confermato anche la “pericolosità sociale” dell’imprenditore e la conseguente applicazione della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale. L’evasione fiscale contestata al gruppo Licata (Iva e tasse non pagate tra il 2006 e il 2013) è stata stimata da Procura e Guardia di finanza in circa 6-7 milioni di euro. In primo grado, nel 2016, Michele Licata è stato condannato dal gup di Marsala di Marsala Riccardo Alcamo a 4 anni e 5 mesi di reclusione per evasione fiscale, truffa allo Stato e malversazione.