Addio agli ospedali di piccole dimensioni gestiti dalle Asp. Le strutture ospedaliere necessarie saranno accorpate alle aziende ospedaliere più vicine, quelli che rappresentano duplicazioni territoriali potranno essere chiusi e trasformati in nuovi presidi di comunità. E’ la bozza di riforma della sanità in Sicilia che altro non fa se non applicare le disposizioni previste dalla nuova sanità disegnata in base ai fondi del Pnrr ponendo i presupposti per la riforma complessiva della sanità italiana. Una idea, un embrione fino ad ora.

La bozza della riforma ancora un embrione

La proposta ancora in fase embrionale e di studio ma che il quotidiano La Repubblica da per cosa fatta nonostante le smentite, ridisegna le competenze di Asp e ospedali e crea sei aziende ospedaliere ex novo in Sicilia. Con un effetto collaterale: i manager potrebbero passare da 18 a 24. La riforma in realtà ancora non esiste, è solo una idea e sarà il primo step in vista della nuova sanità che dovrà vedere la luce entro due anni. Con i soldi del Pnrr, infatti, dovranno nascere le strutture intermedie di assistenza.

La conferma dell’assessore Volo

A confermare l’esistenza solo di una idea e non di una norma è l’assessore Giovanna Volo “Non esiste al momento alcuna proposta di legge che punti alla modifica del sistema sanitario regionale attualmente vigente. Il documento che alcune testate giornalistiche hanno pubblicato è una mera ipotesi di studio che necessita di un lavoro di approfondimento per essere trasformato in qualcosa di strutturato”.

“Per questa ragione il documento in questione non è stato ancora sottoposto al presidente della Regione o alla giunta regionale che dunque ne ignoravano l’ esistenza – precisa l’assessore – Ogni tentativo di farlo passare per un documento ufficiale risulta, quindi, falso e pretestuoso”.

Cosa prevede la nuova sanità disegnata col Pnrr

Di fatto gli ospedali diventano strutture di alta specializzazione e non ci saranno più lungodegenti. Chi necessita di ricovero di lunga durata o chi viene dimesso da un ospedale dopo un intervento importante che richiede un periodo di degenza potrà contare sugli ospedali di comunità, strutture concettualmente nuove destinate a cure di bassa intensità e degenze medio lunghe.

Per chi necessita di cure di lunga durata come gli anziani non più autosufficienti o semi autosufficienti, i malati di varia natura che devono essere assistiti con cure di bassa intensità andranno, invece, nelle case di comunità. L’assistenza sarà infermieristica e il medico interverrà solo una volta la settimana o per esigenze specifiche. Il resto delle cure saranno domiciliari.

Una riforma che è solo un primo passo

Una sanità da sogno che, però, deve diventare realtà con i fondi appositamente previsti. in questa ottica la riforma della Regione compie il primo passo organizzativo partendo dalla “modifica della legge regionale 5 del 14 aprile del 2009”, approvata in epoca Lombardo e adesso non più adatta a supportare la nuova sanità che si sta disegnando.

Le aziende sanitarie resterebbero nove, una per provincia, ma si occuperebbero solo di assistenza territoriale attraverso i distretti sanitari, i poliambulatori, le case e gli ospedali di comunità in costruzione con i fondi del Pnrr, le centrali operative e le strutture convenzionate. Di fatto compiti ne avrebbero tanti, certamente più di ora.

Gli ospedali

E’ logico che con l’accorpamento nasceranno nuove aziende ospedaliere riunite. A Palermo il Civico- Di Cristina gestirà anche l’Ingrassia e gli ospedali di Termini Imerese e Petralia Sottana, mentre Villa Sofia-Cervello guiderà gli ospedali di Partinico e Corleone. A Catania il Cannizzaro sarà capofila degli ospedali di Acireale, Biancavilla, Giarre e Bronte, e sotto la guida del Garibaldi passeranno i presidi di Caltagirone, Militello e Paternò. A Messina il Papardo gestirà gli ospedali di Milazzo, Taormina, Patti, Barcellona, Sant’Agata di Militello, Lipari e Mistretta.

Le sei aziende nuove

La nascita delle sei nuove aziende è legata ad un fattore territoriale. Avverrò nelle province dove gli ospedali finora sono stati solo di competenza delle Asp: l’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento diventerà azienda e gestirà anche i presidi di Sciacca, Ribera, Licata e Canicattì) il Sant’Elia di Caltanissetta gestirà Gela, Mussomeli, Niscemi e Mazzarino, l’Umberto I di Enna  Nicosia, Piazza Armerina e Leonforte, il Giovanni Paolo II di Ragusa quelli di Modica, Scicli, Vittoria e Comiso, l’ospedale di Siracusa  Lentini, Avola- Noto e Augusta e il Sant’Antonio Abate di Trapani gestirà Marsala, Castelvetrano, Mazara, Alcamo, Salemi e Pantelleria

 

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