I pentiti lo chiamavano “faccia da mostro”, per quel volto sfigurato da una fucilata. Giovanni Aiello, ex poliziotto morto oggi per un malore in spiaggia, per anni – secondo i collaboratori di giustizia – si sarebbe aggirato come un’ombra nella Palermo delle stragi e degli omicidi eccellenti: dal fallito attentato dell’Addaura alla strage di via D’Amelio, fino all’omicidio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie incinta.
L’uomo, indagato da diverse procure e considerato personaggio chiave di tanti misteri siciliani anche se non è mai arrivato a processo, era un ex poliziotto in pensione, in congedo dal 1977.
A luglio scorso Giovanni Aiello è stato indagato anche dalla Procura di Reggio Calabria che ha coordinato l’inchiesta sui mandanti degli attentati ai danni dei carabinieri compiuti nel 1994 a Reggio Calabria, svelando la presunta complicità nella strategia terroristico-mafiosa di Cosa nostra e ‘ndrangheta.
Aiello, che è entrato nelle indagini della Dda di Palermo più volte, ultima quella sull’omicidio mai risolto dell’agente Nino Agostino e della moglie Ida Castellucci, nell’inchiesta reggina risponde di induzione a rendere dichiarazioni false all’autorità giudiziaria.
“E’ necessario disporre autopsia su Giovanni Aiello e disporne il sequestro dei beni”. A chiederlo è il deputato Pd Davide Mattiello, componente delle commissioni Giustizia e Antimafia, secondo il quale l’autopsia e il sequestro dei beni sono una misura cautelare nell’ipotesi che non si tratti di morte naturale.
“Aiello morendo – dice il deputato – porta nella tomba tante domande che riguardano i tragici fatti della stagione stragista mafiosa e non soltanto. Dall’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio fino alla recentissima inchiesta ‘Ndrangheta stragista della DDA di Reggio Calabria, il suo ruolo di collegamento tra mafie e apparati dello Stato è stato tante volte evocato, mai provato però. Ora, qualora mai avesse voluto rispondere a qualcuna di queste domande, non potrà più farlo e questa per ora è l’unica certezza”.
“La notizia della morte di Giovanni Aiello mi dà cattivi pensieri: le prove a suo carico erano sempre più rilevanti. E’ necessario disporre l’autopsia per verificare se la sua sia stata una morte accidentale o una uccisione di Stato per togliere di mezzo un soggetto divenuto fastidioso per tanti apparati”.
A parlare è Vincenzo Agostino, padre di Nino Agostino, agente di Polizia alla questura di Palermo, che nel 1989 a Villagrazia di Carini fu ucciso con la moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima ed incinta di due mesi, da un gruppo di sicari in motocicletta. In un confronto all’americana nell’aula bunker dell’Ucciardone che si è svolto il 26 febbraio 2016, Vincenzo Agostino riconobbe in Aiello l’uomo che era andato a trovare il figlio pochi giorni prima dell’agguato.
“Quando lo vidi, lo scorso anno, non mi sembrò un uomo di 70 anni ma un atleta – dice oggi Agostino all’Ansa – non capisco perchè avrebbe avuto un infarto. Che qualcuno lo abbia tolto di mezzo? Mi sembra doveroso che venga disposta un’autopsia vera e il sequestro degli immobili per evitare che possibili reperti utili vengano eliminati”.
Vincenzo Agostino è convinto che Aiello sia stato “il basista dell’uccisione di mio figlio e mia nuora”. “La mia famiglia è abbattuta come se quel duplice omicidio fosse avvenuto oggi, era agosto anche allora. Speravamo che in breve tempo si potesse sapere qualcosa e avere finalmente giustizia. Siamo scombussolati, distrutti”.
Vincenzo Agostino, da 27 anni non si taglia la barba: ha giurato di non farlo fino a quando non saranno in cella gli assassini del figlio e della nuora.
“Giovanni Aiello è morto da innocente, da mesi la Procura di Palermo aveva archiviato le indagini a suo carico”.
E’ quanto sostengono gli avvocati Eugenio Battaglia e Ugo Custo, difensori dell’ex poliziotto deceduto questa mattina sulla spiaggia di Montauro in seguito a un malore.
“La famiglia di Aiello – aggiungono i due legali – dopo anni di sofferenze non merita ulteriori atti di sciacallaggio sulla figura del parente prematuramente scomparso”.
Commenta con Facebook