Dal 7 al 10 febbraio al Teatro Massimo di Palermo va in scena Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi, nella versione di William Kentridge, autore della regia e delle animazioni video, e di Philippe Pierlot, direttore alla guida del Ricercar Consort e curatore degli arrangiamenti musicali. L’allestimento di William Kentridge è stato creato in collaborazione con la Handspring Puppet Company, fondata a Città del Capo nel 1981 e diretta da Adrian Kohler (autore anche delle scene con Kentridge e delle marionette e dei costumi) e da Basil Jones.
La versione di Kentridge, che insieme a Pierlot riduce la partitura di Monteverdi per adattarla alle esigenze dei movimenti delle marionette, parte dal prologo dell’opera, dove l’Humana fragilità è soggetta a Tempo, Fortuna ed Amore, per interrogarsi sulla fragilità odierna, che sempre più spesso diventa la fragilità dei nostri corpi; trasposta da Kentridge in scena nelle immagini tratte da radiografie, segno visibile della nostra interiorità. Per l’artista sudafricano «il mondo al di fuori del nostro controllo, da proteggere con sacrifici e libagioni, è ora al nostro interno. La paura del fulmine di Giove è stata ridotta dall’invenzione del parafulmine, ma viviamo ancora nella paura del fulmine interno, l’infarto o qualche altra calamitosa sciagura interna che possiamo, nel migliore dei casi, solo cercare di evitare. Quindi, invece di bruciare l’olio nei templi, facciamo le devozioni quotidiane sul tapis roulant o in palestra (oppure no, e ci attiriamo l’ira degli dei), ingeriamo le nostre offerte, il calcio, gli anti-ossidanti, rinunciamo al burro, alla carne rossa, alle sigarette (oppure no, e attiriamo su di noi il rischio di una sciagura e il biasimo dovuto al bestemmiatore). Contro questa vulnerabilità si erge il coraggio utopico di Ulisse e di tutti gli eroi mitici».
Assistente alla regia per la ripresa Luc de Wit, scene di Adrian Kohler e William Kentridge, marionette e costumi sempre di Adrian Kohler per Handspring Puppet Company, luci di Wesley France. In scena i cantanti Jeffrey Thompson (Ulisse e Humana fragilità), Margot Oitzinger (Penelope), Jean-François Novelli (Telemaco e Pisandro), Antonio Abete (Nettuno, Antinoo e Tempo), Anna Zander (Melanto, Fortuna e Anfinomo), Hanna Bayodi-Hirt (Amore e Minerva) e Victor Sordo (Eumete e Giove) che oltre a cantare saranno accanto ai marionettisti della Handspring Puppet Company Busi Zokufa, Enrico Wey, Gabriel Marchand, Jonathan Riddleberger, Rachel Leonard per fare agire le marionette dei personaggi, a grandezza naturale. Alla testa del Ricercar Consort da lui fondato, Philippe Pierlot ha curato una revisione della partitura per un ensemble di viole da gamba, tiorbe e arpa: i musicisti, seduti in scena intorno al centro dove si svolge l’azione, diventano così anch’essi parte dello spettacolo.
William Kentridge, nato a Johannesburg in Sudafrica nel 1955, è internazionalmente apprezzato per i suoi disegni, film e produzioni di prosa e opera. La sua produzione nasce da una fertile contaminazione di mezzi e generi. Il suo lavoro si occupa delle eredità del colonialismo e dell’apartheid, nel contesto del paesaggio socio-politico del Sudafrica. La sua estetica prende in considerazione la storia del film come mezzo, dall’animazione passo-uno ai primi effetti speciali. Il disegno di Kentridge, in particolare il dinamismo del segno cancellato e ridisegnato, è una parte integrante della sua animazione espansa e del filmare, dove il significato dei suoi film si sviluppa durante il processo della loro realizzazione. L’opera di Kentridge è stata esposta sin dagli anni Novanta in musei e gallerie di tutto il mondo, tra i quali Documenta a Kassel, il Museum of Modern Art di New York, l’Albertina Museum di Vienna, il Musée du Louvre di Parigi, la Whitechapel Gallery di Londra, il Louisiana Museum di Copenaghen e il Reina Sofia Museum di Madrid. Le sue produzioni d’opera comprendono Il flauto magico di Mozart, Il naso di Šostakovič e Lulu di Berg e sono stati presentati in teatri d’opera come il Metropolitan Opera di New York, il Teatro alla Scala di Milano, l’English National Opera di Londra, l’Opéra di Lione, l’Opera di Amsterdam. Nell’estate 2017 il suo allestimento di Wozzeck di Berg è stato presentato al Festival di Salisburgo. Kentridge ha ricevuto titoli di dottore honoris causa da diverse università, tra le quali Yale e l’University of London, e nel 2012 ha presentato le Charles Eliot Norton Lectures alla Harvard University. Nel 2010 ha ricevuto il Kyoto Prize. Nel 2015 è stato nominato accademico onorario della Royal Academy di Londra. Nel 2017 ha ricevuto il Premio Principessa delle Asturie per le arti, e nel 2018 il Premio Internazionale Antonio Feltrinelli.
(credits foto Ickheo fornita dall’ufficio stampa)
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