Dieci aziende agrigentine operanti nell’edilizia, nella ristorazione, nel commercio e nel settore alberghiero, ben 111 beni immobili, oltre 100 rapporti finanziari, nonché diverse autovetture, di proprietà ovvero riconducibili ai fratelli Carmelo e Calogero Russello.

E’ una grande operazione di sequestro e di confisca quella della Guardia di Finanza di Palermo su tutto il territorio siciliano.Ad essere colpita è una nota famiglia di imprenditori agrigentini.

GUARDA IL VIDEO

Calogero Russello, già arrestato nel 2004 nel corso dell’operazione “Alta Mafia”, è stato condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa, per vicende riguardanti spartizioni di appalti e voto di scambio. Nel tempo, egli è stato indicato da importanti collaboratori di giustizia, fra i quali Angelo Siino, detto il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra, notoriamente preposto alla gestione illecita degli appalti pubblici, come appartenente  all’organizzazione mafiosa, molto attivo nel settore degli appalti pubblici e in contatto con mafiosi come Salvatore Valenti della famiglia di Favara, Giovanni Bellanti di Palma di Montechiar), Giuseppe Di Caro rappresentante di Cosa Nostra della Provincia di Agrigento all’epoca dei fatti e ucciso nel 1991), Giovanni Maniscalco e Alberto Provenzano della famiglia di Burgio. Appare corretto ricordare che quando nei confronti di Calogero Russello avvenne il primo sequestro gli eredi inviarono una precisazione rispetto alla posizione del loro congiunto defunto (leggila qui)

Il fratello Carmelo Russello è invece un incensurato, il cui legame con il fratello Calogero è stato considerato però, dagli inquirenti, funzionale all’agevolazione dell’organizzazione criminale mafiosa.

Oltre alle indicazioni di pentiti sul suo conto, il nome di Carmelo Russello è emerso, durante indagini eseguite negli scorsi anni, quale soggetto incaricato da personaggi notevole spessore criminale come Francesco Ribisi e il suo braccio destro Giovanni Tarallo, della materiale riscossione della “messa a posto” imposta ad imprenditori aggiudicatari dei lavori di manutenzione stradale effettuati nel 2012 sulla S.P. nr. 6, nel tratto che collega i Comuni di
Baucina, Ventimiglia di Sicilia e Trabia.

Nei loro confronti erano già stati disposti ed eseguiti sequestri patrimoniali per un valore che oggi si attesta sui 50 milioni di euro. in quel caso le indagini furono del Gico e il beni, sotto l’amministrazione giudiziaria,m fruttarono crescendo di lavoro. (Leggi qui l’elenco dei beni sequestrati)

In attesa che il Tribunale di Agrigento si pronunciasse in merito alla confisca dei beni a suo tempo sequestrati ai Russello, le Fiamme Gialle palermitane hanno svolto nuove indagini, che hanno permesso di individuare ulteriori beni riconducibili ai fratelli, del valore di circa 21 milioni di euro e di proporne il sequestro.

Oggi il Tribunale di Agrigento ha disposto la confisca dei beni sequestrati nel 2013 e il sequestro, con contestuale confisca, degli ulteriori patrimoni individuati dal Gico di Palermo.

Tra le aziende confiscate spicca il Grand Hotel Mosè di Agrigento, rilevato dall’amministrazione giudiziaria nel 2013 in condizioni di imminente chiusura, e che in soli due anni, sotto la gestione dello Stato, ha pressoché triplicato il numero dei dipendenti e raddoppiato il fatturato.

Tra le imprese sequestrate e contestualmente confiscate con il nuovo provvedimento, figurano società di costruzioni già aggiudicatarie di appalti pubblici a Palermo, Agrigento, Gela e Caltanissetta, che da oggi saranno affidati all’amministrazione giudiziaria